Correva il 1986 e il Milan stava per chiudere bottega. Libri in tribunale, crac societario e sportivo per la gestione di Giussy Farina. Ma il 20 febbraio a sorpresa Silvio Berlusconi acquista il club e invece che a fine corsa, il Milan si avvia a diventare una delle squadre più titolate al mondo. L'era berlusconiana in casa Milan ha un bilancio positivo: 8 scudetti, 5 Coppe Campioni/Champions e 3 Mondiali per club. E inoltre 6 Supercoppe nazionali e 5 europee, e una Coppa Italia.
L'inventore della tv privata non ha solo comprato il Milan, ma ha cambiato il calcio. Sono gli anni della Milano da bere. Nasce lo stile Milan. Campagne acquisti faraoniche, caccia ai nomi famosi, Berlusconi arriva in elicottero al campo d'allenamento. Un lungo elenco di campioni passa per Milanello a partire dai primi olandesi, Gullit e Van Basten, poi Rijkaard, Ibrahimovic e Thiago Silva, Kakà e Ronaldinho, solo per citare i più famosi, oltre ai 'capitani' storici Baresi e Maldini.
La gestione champagne del club rossonero suscita attese e curiosità: nel 1986 c'era in panchina un mostro sacro come Liedholm. L'anno dopo arriva lo sconosciuto Arrigo Sacchi. Scelta azzardata, il tecnico parmense rivoluziona il Milan, inventa una filosofia di gioco basata sul pressing asfissiante, che farà scuola anche altrove, e porta a casa, fra 1987-1991, 2 Coppe Campioni, 1 Supercoppa Europea, 2 Coppe Intercontinentali e 1 scudetto. Milan vetrina internazionale e passerella per il cavaliere, che nel 1994 si butta in politica, creaa Forza Italia, vince le elezioni, fa il premier, e affida il club nelle mani fidate di Silvano Ramaccioni, Ariedo Braida e soprattutto Adriano Galliani.
In panchina si alternano Capello (4 scudetti, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa Campioni nel 1991-96), Zaccheroni (1998-01, scudetto al primo anno), Ancelotti (1 scudetto, 2 Champions, 2 Supercoppe europee, 1 Supercopa italiana e 1 Mondiale per club fra il 2001-09). Allegri è l'ultimo a raccogliere titoli (scudetto 2011 e Supercoppa italiana 2012) e il primo dei tre esonerati dal 2014, oltre agli esordienti Seedorf e Inzaghi.
Con Mihajlovic il feeling non è nato, si vedrà. Ma non è più il Milan delle spese folli (i 64 mld di lire per Lentini nel '92 o i 31 mln di euro per Nesta nel 2002), dei capitani storici Baresi e Maldini, e dei palloni d'oro, da Van Basten a Weah, da Papin a Baggio, da Shevchenko a Ronaldinho, acquisto sbandierato dal leader di Forza Italia prima delle elezioni del 2008. L'ultimo pallone d'oro rossonero è Kakà, la sua cessione nel 2009 segna la svolta: fin li' Berlusconi ripiana sempre, poi diventa impossibile resistere alle tentazioni. Così partono Ibrahimovic e Thiago Silva, mentre in società iniziano frizioni fra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani.
Il presidente, 80 anni a settembre, nel 2013 nomina anche la figlia ad e vicepresidente, nasce il Milan a due teste, che non può più dipendere da Fininvest. Barbara realizza Casa Milan e punta sullo stadio di proprietà ma il padre stoppa il progetto, mentre si cercano soci, soprattutto a Oriente. La trattativa con Bee Taechaubol non decolla, ora c'e' quella con i cinesi ancora in corso. Ma la decisione è definitiva: dopo 30 anni, basta Milan.