Undici candidati per l'undicesima elezione del capo dello stato nella storia della Quinta Repubblica. A pronunciarsi sono chiamati oltre 45 milioni di francesi ma il 31% di loro pensa di non recarsi alle urne né per il primo turno di domenica 23 aprile né per il ballottaggio del 7 maggio.
Sarebbe un'astensione da record, ma per il secondo turno molto dipenderà da chi saranno i due sfidanti. I primi exit-poll, saranno disponibili a partire dalle 20 nelle due giornate di votazione. Si voterà ovunque dalle 8 alle 20, senza la regola del passato che prevedeva la chiusura dei seggi dei centri più piccoli alle 18 e che ha reso possibili "fughe" di risultati in anticipo. Per candidarsi all'Eliseo occorre presentare al Consiglio costituzionale una lista di 500 firme di "patrocinatori" (parlamentari, sindaci o consiglieri regionali).
Ogni candidato ha dovuto depositare una dichiarazione dei propri redditi e proprietà ad una Authority della trasparenza, che le ha pubblicate on line. Elezioni primarie sono state organizzate soltanto dalla destra dei Républicains, dai socialisti e dai verdi di Europe-Ecologie. Il nuovo presidente che uscirà dalle urne dovrà governare con un primo ministro e una maggioranza che usciranno dalle elezioni politiche dell'11 e 18 giugno per rinnovare Assemblée Nationale e Senato. Per la prima volta nella Quinta repubblica, il presidente in carica, il socialista Francois Hollande, ha deciso di non presentarsi per un secondo mandato.
LE STAR SCENDONO IN CAMPO, DA DELON ALLA ANDERSON
Il sistema elettorale, a scrutinio uninominale maggioritario a due turni, prevede il ballottaggio a meno che uno dei candidati non superi il 50% al primo turno, una circostanza che non si è però mai verificata finora. Il presidente eletto resta all'Eliseo per cinque anni, come ha voluto la riforma costituzionale di Jacques Chirac, che nel 2000 ha diminuito da sette anni a cinque il mandato presidenziale.
I sondaggi, intanto, divergono di poco: nella dirittura finale della corsa all'Eliseo, i quattro favoriti si presenteranno con distacchi minimi, scarti che lasciano aperta ogni possibilità di soluzione. Fra i primi, Macron e Le Pen, e gli ultimi, Fillon e Melenchon, la differenza nel livello di intenzioni di voto è inferiore al margine di errore messo in conto dai sondaggisti.