Oltre l'accordo M5s-Pd "non si muove nulla" e anche l'ipotesi di un Governo del presidente, per traghettare il Paese almeno al 2019, è una chimera. Il Quirinale accoglie silenziosamente le aperture che oggi ha prospettato Roberto Fico dando tempo al Pd e al Movimento Cinque stelle nella consapevolezza che è l'ultima carta da giocare per avere un Governo di legislatura. Ancora una settimana, quindi. Per superare le elezioni in Friuli Venezia Giulia, per dare tempo e modo al Pd di decidere una volta per tutte se è in grado di superare il tabù di un Governo con i pentastellati. Ma Sergio Mattarella aspetta anche, e con attenzione, la riflessione interna del Movimento annunciata oggi da Fico. Perchè il mondo pentastellato è in fermento, strapazzato dall'andamento di questa crisi, frastornato dal traumatico cambio di partner in pochi giorni.
E in effetti passare da Salvini a Renzi non è proprio semplice da metabolizzare. Sarà una settimana ad altissima tensione, nella quale il Colle resterà in operoso "stand-by". Mattarella oggi non si è espresso ma ha parlato per lui il presidente della Camera spiegando che la volontà di provarci c'è ma serve assoluta chiarezza nei partiti, a partire dal Pd. Dietro questo tentativo non c'è altro e le possibilità di un ritorno al voto già a ottobre salgono impetuosamente. Confermando di giorno in giorno le previsioni più nere del Quirinale che sin dal 4 marzo aveva decifrato senza ipocrisia le enormi difficoltà di questa crisi. Come poteva quindi il presidente non aspettare un po' anche per questa trattativa? Si tratta di una settimana: niente rispetto al tempo concesso dal capo dello Stato per sondare il tentativo centrodestra-M5s che, tra "stop and go", ha sfibrato Mattarella per 20 giorni.
Roberto Fico gli ha prospettato ben più di uno spiraglio ed è normale che il presidente voglia in ogni modo allargarlo. Se la palla scivola oggi dal Quirinale ai partiti, è prevedibile che il presidente tenga sotto controllo la situazione, soprattutto nel Pd, forza politica all'interno della quale si muove certamente meglio. Anche perchè, è bene ricordarlo, se fallisse questo tentativo Mattarella proverebbe altre strade pur di cercare di scongiurare le urne.
Ma il pessimismo sulla possibilità di realizzare un esecutivo allargato è palpabile anche alla presidenza della Repubblica. Dove si giudica inutile e dannoso un ritorno al voto. Inutile perchè tutte le proiezioni indicano percentuali minime di spostamento tra gli elettori; dannoso perchè farebbe ripiombare l'Italia in una nuova campagna elettorale - stavolta ancor più velenosa - impedendo l'approvazione della Legge di Bilancio 2019. Una settimana anche per tenere d'occhio - così da lontano, senza crederci - anche il dopo-Friuli, quella scadenza tanto citata da Matteo Salvini. Perchè, questo è certo, se con il passo del gambero si materializzasse un accordo Salvini-Di Maio le porte del Quirinale si aprirebbero immediatamente. Il presidente non tifa: in queste ore difficili qualunque esecutivo che abbia il respiro di legislatura sarebbe il benvenuto. Serve solo quel 51 per cento di maggioranza alle Camere.