Il Colle è intenzionato a mandare il Governo Cottarelli alle Camere, vedere i risultati e poi - nella quasi certezza della sfiducia - sciogliere il Parlamento e far tornare il Paese al voto nei tempi tecnici. Il che potrebbe significare anche ad agosto. Sergio Mattarella è convinto che in ogni caso serva un'assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche nel luogo deputato a valutare la nascita di ogni governo, cioè il Parlamento. Queste sono le poche certezze di una giornata nervosa nella quale sono saltati tutti gli schemi tradizionali ed è forte la sensazione che sotto-traccia ci sia in corso più di un tentativo di soluzione.
Fino a quello di un clamoroso ritorno di Giuseppe Conte sulla scena per riprovare la strada di un governo Lega-M5s. Al di là dello spread che sta logorando oltre il previsto la tenuta sia di Cottarelli che del Quirinale, ormai è chiaro che si vagliano soluzioni a 360 gradi, alcune spericolate. A rendere bene l'idea del clima politico è il colpo di scena vissuto oggi al Quirinale.
I giornalisti erano in attesa dell'uscita del premier incaricato che avrebbe dovuto spiegare se la riserva era sciolta o meno. E, in caso positivo, avrebbe dovuto leggere i nomi dei ministri. E invece no, il presidente incaricato ha lasciato il Quirinale da saloni diversi mentre i giornalisti capivano che mister spending review non c'era più dai corazzieri che improvvisamente si animavano lasciando la porta che conduce allo studio "alla vetrata" dove si era svolto il colloquio. Nuovo appuntamento quindi domani mattina al Colle tra Mattarella e Cottarelli. Ma per fare cosa? Il Quirinale fa sapere che ci sono ancora nodi da superare per la lista dei ministri del governo. Ma 24 ore in più possono servire anche per far maturare nuove idee, per conoscere dal Viminale quando sarebbe la prima data utile per richiamare gli italiani al voto, seppur sotto il solleone.
Oppure, a dar retta ai boatos parlamentari, per vedere se si materializza una sorta di fiducia tecnica che permetta a Cottarelli di costruire subito una Finanziaria light per sterilizzare l'aumento dell'Iva e poi sciogliere a fine luglio. Così il voto tornerebbe tra fine settembre o i primi di ottobre. Oppure la più incredibile delle soluzioni che nessuno conferma ne' smentisce: riallacciare i nodi del tormentone Salvini-Di Maio e riprovarci. Senza Paolo Savona, ovviamente. Oggi tutto sembra possibile. Gli schemi sono saltati.