Ora inizia un'altra dura partita. Che il presidente della Repubblica potrà giocare con ritrovata forza e autorevolezza. Sarà una lunga, accurata vigilanza presidenziale sul rispetto delle regole costituzionali e sulle coperture di Bilancio. Dopo 88 giorni di una crisi che ha lasciato il segno nel Paese, fiaccato l'economia e preoccupato il mondo intero Sergio Mattarella può tirare un sospiro di sollievo. E' complessivamente soddisfatto pur senza trionfalismi, riferisce chi ci ha parlato. Nasce quel governo che al Quirinale è sempre sembrato l'unico possibile, frutto dell'accordo Lega-Cinque stelle. E nasce decisamente meno contundente per l'Europa, per la Casa bianca e probabilmente anche per i mercati.
Un esecutivo che Mattarella ha accompagnato con caparbietà per quasi tre mesi, concedendo il tempo che serviva fino a raggiungere il record della crisi più lunga. Si è preso silenzioso sulle spalle, il presidente, la croce di critiche bipartisan fino all'incredibile passaggio - il più doloroso - della minaccia di una richiesta di impeachment. E' un po' più di una mezza vittoria per il Quirinale. Sopratutto dopo che il leader che si è mostrato più dialogante, Luigi Di Maio, aveva arringato le piazze chiedendo una condanna penale per il presidente. Quel Di Maio che è dovuto tornare con il capo cosparso di cenere per ritentare la via di un governo con la Lega. E' un po' più di una mezza vittoria, dicevamo, perchè ci sono diversi elementi che tranquillizzano il presidente. Mettiamoli in ordine. E' nato un governo politico, come ha sempre chiesto Mattarella, che potrà far fronte a eventuali crisi finanziarie di cui il Paese ha avuto un assaggio.
Il governo giallo-verde rispetta il voto degli elettori e Mattarella ha sempre seguito questa via resistendo a un mare di critiche. E ora i cittadini si possono rasserenare - alcuni dovranno riavviare una riflessione sull'arbitro - dopo le polemiche dure degli ultimi giorni. Ma soprattutto, si sottolinea al Quirinale, il governo ha un giusto equilibrio al suo interno e anche nella sua proiezione esterna. Un giusto mix, viene giudicato, tra la necessità di rappresentare con la giusta determinazione gli interessi dell'Italia in Europa e l'invalicabile rispetto dei vincoli dei Trattati e della moneta unica.
Di uscita dall'Euro non se ne parla proprio. Ma c'è nella nascita di questo governo una puntuta sottolineatura che rende bene l'atmosfera che si è vissuta in questi giorni al Colle: vengono nei fatti ribadite e conservate le prerogative costituzionali. Anche per il futuro. Ed è certo che il presidente da domani in poi continuerà ad esercitare quelle prerogative che Lega e Cinque stelle gli hanno duramente contestato quando ha detto "No" a Paolo Savona all'Economia. Certo, Savona, rientra nel governo ma dalla porta secondaria e con sopra un europeista convinto come Enzo Moavero. La fermezza e la pazienza vengono premiate ma Mattarella non si rilasserà.