Vladimir Putin sfida il mondo e con una mossa degna del miglior Spassky contro Fischer 'conquista' la Crimea, dove un'orda di oltre un milione di filorussi ha detto "si'" all'adesione alla Russia con percentuali del 95%. E' il 16 marzo. "Siamo tornati a casa", "Russia ti amo", gridano in centinaia a piazza Nahimov a Sebastopoli dove, in un tripudio di bandiere russe e sulle note dell'inno di Mosca, la festa e' scattata mentre ancora si contavano le schede.
Ma d'altra parte non si aspettavano sorprese: il "si'" e' a valanga come anche l'affluenza, alta anche nei villaggi tatari, nonostante il boicottaggio annunciato da alcune organizzazioni della minoranza etnica. E mentre gli Stati Uniti di Barack Obama e l'Europa tuonano contro il Cremlino bollando come "illegale e illegittimo" il referendum e annunciando sanzioni, Putin, che ha ribattuto a Obama - "il referendum e' pienamente conforme al diritto internazionale" - e' diventato un'icona in Crimea: guai a parlarne male, anche solo per un attimo. Qui lo amano in tanti, soprattutto giovani, mentre gli anziani preferiscono guadare al passato, sovietico.
A seggi ancora aperti, il signore del Cremlino ha dato la sua benedizione: Mosca accettera' l'esito della consultazione, in parole povere si tratta di un 'benvenuti' in Russia.
Due giorni dopo, il 18 marzo, incurante delle sanzioni occidentali lo zar Putin firma il trattato di unificazione con la Russia, con effetto immediato. Lo fa nella cornice più solenne, al Cremlino, nella sontuosa sala di San Giorgio, con un discorso fortemente patriottico e anti occidentale davanti ai due rami del parlamento che gli tributano una standing ovation e ripetuti applausi. Un momento "storico", che consente di ignorare tutte le critiche, le minacce e le ritorsioni che continuano a piovere dall'Occidente.
Dopo la firma al Cremlino, Putin ha celebrato lo storico accordo con un bagno di folla in Piazza Rossa davanti ad oltre 110mila persone. Ha cantato l'inno e raccolto ovazioni. Sul palco anche il presidente del parlamento di Crimea, Vladimir Konstantinov: "Non regalateci mai più a nessuno, torneremo lo stesso", ha assicurato, riferendosi alla decisione di Krusciov di regalare nel 1954 la penisola all'Ucraina.
La tensione continua a salire. E il 21 marzo l'Europa abbraccia l'Ucraina, con la firma della parte politica dell'Accordo di associazione, vara le sanzioni annunciate contro la Russia, ed avvia la preparazione di un nuovo pacchetto di contromisure da adottare in caso di una nuova escalation. E anche se Mosca definisce le misure Ue "illegali e irrazionali", decide di non reagire, sghignazza beffarda, fa spallucce e tira dritto, mettendo a segno l'ultimo atto per l'annessione della Crimea.
Per Bruxelles e Kiev è una data storica. Dopo un appuntamento rimandato per mesi, attraversati da moti di piazza, sangue e dolore, con questa intesa si suggella un reciproco impegno, basato sui valori di democrazia e inclusione, ma che guarda anche alla politica estera e di sicurezza, con un focus su cooperazione rafforzata, prevenzione di conflitti e gestione delle crisi.
Ma se da un lato l'Ucraina si stringe all'Ue, dall'altro il Senato russo ratifica all'unanimità l'annessione della Repubblica di Crimea e della città di Sebastopoli, e nelle piazze della penisola si festeggia, mentre l'Armenia è il primo Paese a dare il suo riconoscimento ufficiale.