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Vertice Ue a Bruxelles: 'Regno Unito vicino all'uscita da Europa'

La stampa inglese è unanime dopo il fallimento del tentativo del premier Cameron di bloccare la nomina di Juncker. Renzi: flessibilità per chi fa le riforme

All'indomani della nomina di Jean-Claude Juncker a presidente della commissione Ue, contro il quale il premier britannico David Cameron si è opposto fino all'ultimo, la stampa inglese è unanime: la Gran Bretagna e' più vicina all'uscita dall'Ue ed alcuni quotidiani attaccano il premier per la sua conduzione della trattativa. 'Un passo avanti verso l'uscita dall'Europa', è il titolo dell'euroscettico Daily Mail che poi definisce Cameron 'il Rooney d'Europa' riferendosi all'attaccante della Nazionale (e del Manchester), Wayne Rooney, eliminata al primo turno dei Mondiali di calcio in corso in Brasile. Stessa considerazione da parte del Times: 'La Gran Bretagna vicino all'uscita dalla Ue' titola il giornale di Rupert Murdoch. Il Paese - prosegue - si trova in uno "splendido isolamento". 'Una sconfitta, un disastro' è il titolo dell'Independent, mentre il Guardian pure punta a un "Regno Unito vicino all'uscita da Ue" e il Sun si rivolge a Cameron titolando 'Cam, siamo in guerra con l'Europa'. Infine, il Financial Times, nel suo editoriale, sostiene che si tratta di un "cambiamento storico di potere all'interno della Ue" e di "un momento pericoloso per le relazioni del Regno Unito con l'Europa". 
Intanto, "dopo aver chiarito le proprie posizioni in merito alle questioni di principio legate alla nomina di Jean-Claude Juncker, il Primo Ministro David Cameron ha dichiarato di accettare il risultato del voto e ha garantito che il Regno Unito lavorerà come sempre insieme al Presidente e alla nuova Commissione una volta che si saranno insediati". Lo ha detto l'ambasciatore britannico in Italia, Christopher Prentice.

Cameron battuto ma non demorde, "vi pentirete" - "Persa una battaglia, ma non la guerra". Non si rassegna il premier britannico David Cameron, che ha scelto di andare a sbattere contro il muro dei 28 nella sua lotta contro l'ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione Ue. In sola compagnia del premier più 'reietto' d'Europa, l'ungherese Orban, avverte gli altri leader con toni da Savonarola: "lo rimpiangerete per tutta la vita". Obiettivo - che agli occhi di colleghi e diplomatici sembra piuttosto 'mission impossible' - riconquistare l'opinione pubblica inglese e allo stesso tempo acquisire un maggiore peso negoziale a Bruxelles per rimpatriare poteri dall'Ue. Con una possibile conseguenza all'orizzonte: aprire la strada a un'Ue a due velocità, opzione che negli ultimi anni sembrava abbandonata. "Oggi è una brutta giornata per l'Europa", esordisce Cameron davanti alla stampa dopo l'annunciata ma non meno cocente sconfitta che ha voluto far mettere nero su bianco con una votazione a maggioranza qualificata - una prima assoluta nella storia delle nomine europee - finita per 26 a 2. Tutti lo hanno abbandonato, anche gli alleati di sempre come Olanda e Svezia. E persino la Germania, dove la Cancelliera aveva avvertito: "Votare? Non è un dramma". "E' un grande passo indietro" la modalità degli 'spitzenkandidat' per la nomina del presidente della Commissione Ue, ha avvertito Cameron. "Non sono d'accordo col fatto che sia il Parlamento europeo a scegliere il presidente - ha continuato - Non credo che questa scelta sia nell'interesse britannico". E anche se in patria sono immediatamente fioccate le critiche degli oppositori politici, da Ed Miliband a Nigel Farage, Cameron non fa marcia indietro: "Mi sono battuto. Sono convinto di quello che ho fatto e lo rifarei ancora dall'inizio". E infatti c'è subito un primo effetto concreto dello scontro con i colleghi: "il concetto di una Unione più stretta - si legge nelle conclusioni del vertice Ue - prevede la possibilità di percorsi diversi di integrazione a seconda dei Paesi". Ovvero, il ritorno dell'idea di un'Europa a più velocità. Che ha subito ricevuto l'avallo sia della Merkel che del presidente francese Francois Hollande. "Ci possono essere diverse velocità", ha riconosciuto la prima mentre, ha assicurato il secondo, "che l'Ue possa evolvere a velocità diverse, è sempre stato il mio approccio". Spetterà ora a Juncker, quando siederà al Berlaymont, maneggiare con cura quella che potrebbe essere la svolta per l'Europa o una bomba a orologeria.

Renzi,ottenuta flessibilità per riforme, ora tocca a noi (dell'inviata Marina Perna) Bruxelles - Torna a Roma soddisfatto: la sua linea è passata. Ha ottenuto margini di flessibilità Ue in cambio delle riforme. Ed ora lancia un messaggio chiaro all'Italia e ai partiti, compresa la minoranza del suo Pd: "ora tocca a noi fare le riforme" e trasformare in realtà quei 1.000 giorni per "cambiare il paese", proposti al Parlamento prima di partire per Bruxelles. Perchè se tra ieri e oggi al vertice Ue Renzi l'ha spuntata - riuscendo a convincere con il suo 'piano' anche Angela Merkel - ora è "l'Italia che deve cambiare faccia e dimostrare che facciamo sul serio". Le riforme non sono un "optional e sono sicuro che l'accordo terrà: ora dobbiamo inserire la marcia rapida e correre". Il premier e' un fiume in piena. In conferenza stampa alla fine del Vertice Ue - oltre un'ora di botta e risposta con i cronisti - non sfugge le domande spinose. Come quando dalla sala rimbalza quella sui rumors di una richiesta straniera di Enrico Letta al Consiglio Ue: "un nome che non è mai stato fatto", dice soppesando le parole e ricordando che l'Italia ha già la guida della Bce e non può avere altre presidenze nei "3 top job" (Commissione, Consiglio e Bce). Ma si batterà, lascia intendere, per posti di peso nei vertici europei. Come quello del 'ministro degli Esteri Ue' o, forse, l'Eurogruppo. Mogherini? viene chiesto. Se il ruolo di Lady Pesc (lui punta alle donne) "toccherà alla casa socialista, e ci chiedessero un nome abbiamo nomi pronti", si limita a rispondere Renzi, rilanciando la palla al prossimo vertice, convocato il 16 luglio, per definire la partita (per il rappresentate in Commissione, invece, si profila una soluzione 'ponte' per la quale si fa il nome dell'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, da definire al consiglio dei ministri, lunedì prossimo). Senza dimenticare il suo slogan: "non vogliamo un italiano o un'italiana per i nostri interessi ma nell'ottica del futuro dell'Ue" e "posti di responsabilità per suggellare la ritrovata centralità che l'Italia ha avuto e dovrà ancora avere". Quello della strategia per l'Europa prima, i nomi poi - ripete - è anche il leit motive che l'ha condotto a dire il suo 'sì' a Juncker: neanche "lo conosco personalmente. Ho legato il mio via libera a quel documento sul futuro mandato dell'Europa che avevo posto come condizione". A quell'agenda Van Rompuy per il nuovo mandato dell'eurogoverno, cioè, che considera "molto buona dal punto di vista politico" e del "metodo" (prima le cose poi i nomi) su cui "abbiamo vinto la battaglia". Un documento in cui si aprono spazi di flessibilità per chi fa le riforme, ma anche spazi di finanziamento agli investimenti, motore per crescita e lavoro: per la "prima volta si fa un riferimento esplicito al 'best use'" (il miglior uso) della flessibilità, rimarca compiaciuto il premier. Superando le ultime resistenze, è riuscito a convincere, anche l'osso duro, Angela Merkel, che oggi - dopo una nottata di tensioni e "toni accesi" con Renzi - parla di un "premier di successo" dopo che lui gli ha spiegato il suo piano di riforme. Con lei ci "sono discussioni" ma il rapporto "è di stima e grande rispetto", commenta Renzi. Una sintonia che profila un inedito asse nel futuro dell'Europa, alle spese del partner di sempre di Berlino. Il basso profilo di Hollande che tra Ypres e Bruxelles è rimasto nell'angolo, in ombra, offuscato dal giovane Renzi, e' l'immagine più eloquente di un motore franco-tedesco che si sta inceppando. Renzi parla di tutto, a 360 gradi, dall'Ue al nodo interno delle riforme e non dimentica l'immigrazione, altro tema centrale del vertice di oggi. Lui da sempre rivendica un fronte europeo che non lasci l'Italia sola ad affrontare i morti nel Mediterraneo. Oggi dal Vertice Ue ha ottenuto un punto - quello del rafforzamento del Frontex - ma non è riuscito a far passare la reciprocità nel diritto d'asilo. "C'è un passo avanti" per essere "un pò meno soli nel Mediterraneo", spiega. Ma su questo la sua battaglia non si fermerà. E sarà tra i nodi della sua presidenza Ue: dalla mezzanotte del primo luglio sarà lui a guidare l'Europa e spingere perchè quelle conquiste che rimette oggi in valigia sulla flessibilità non restino lettera morta.

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