Venezia ricorda le città colpite dai terremoti, quando ogni nuova scossa riporta allo choc iniziale. Intanto procede la macchine degli interventi per l'emergenza, con la firma dell'ordinanza della Protezione Civile che ha assegnato al sindaco Luigi Brugnaro il ruolo di commissario delegato, per l'impiego dei 20 milioni di euro già stanziati dal Governo, da suddividere nei rimborsi di 5mila euro per i privati e di 20mila per le aziende, secondo lo schema indicato dal premier Conte. Brugnaro avrà 40 giorni di tempo per redigere il piano, potendo derogare al Codice dei contratti pubblici, e tra pochi giorni metterà a disposizione dei veneziani la modulistica per segnalare i danni di maggiore entità. Nell'ordinanza c'è la conferma della sospensione del pagamento dei mutui per un anno. E anche un contributo - da 400 euro a 900 euro mensili a seconda dei componenti del nucleo familiare - per chi ha avuto la casa inagibile a causa della marea e troverà autonomamente una sistemazione abitativa.
In città anche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, e il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, insieme al capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, per portare solidarietà ai veneziani e alle forze di polizia e ai vigili del fuoco. "In questo momento non c'è bisogno di polemiche, di fronte ad una situazione del genere devono sparire le differenze politiche e ci deve essere solo l'interesse per Venezia" ha detto la responsabile del Viminale. Tuttavia qualche segno di contestazione, dopo i molti 'passaggi' politici su san Marco allagata, si è registrato in città: sul ponte di Rialto gli attivisti del movimento 'Fridays for future" hanno srotolato uno striscione che diceva "Da Venezia a Matera, basta passerelle elettorali". E all'arrivo della presidente del Senato in piazzale Roma un'altra piccola contestazione è stata inscenata da un gruppo di una quindicina di manifestanti, attrezzati con pala e stivaloni da acqua alta. Momenti di gioia ha regalato invece a Venezia la presenza della Nazionale azzurra di Roberto Mancini, reduce dal successo di ieri sera in Bosnia. Una delegazione composta dal presidente federale, Gabriele Gravina, dal capodelegazione, Gianluca Vialli, e dal portiere, Gianluigi Donnarumma, si e' recata in centro città per una visita di solidarietà dopo l'acqua alta eccezionale di martedì.
"A nome di tutta la squadra, siamo vicini alla città di Venezia e mandiamo un grande abbraccio a tutti" ha detto Donnarumma, dal centro di pizza San Marco ancora coperta dalla marea. Adesso però le apprensioni di Venezia sono rivolte a ciò che potrebbe succedere domani.
Il sindaco @LuigiBrugnaro è stato nominato commissario per l'emergenza e con lui ho fatto un sopralluogo a #Venezia. La situazione è complessa ma lo Stato c'è e il Governo è pronto a fare tutto ciò che è necessario per proteggere questa preziosa e fragile città pic.twitter.com/XvEnYjuU5u
— Federico D'Incà (@FedericoDinca) November 15, 2019
"Sono le 9.20 - dice Brugnaro in un video - e sono ora costretto a far chiudere la piazza per ogni evenienza, in maniera tale di non mettere a rischio l'incolumità delle persone". Poco prima, in un altro post Brugnaro scriveva: "Un'altra giornata di allerta per Venezia. Il vento di scirocco continua a soffiare. Vi invito a evitare gli spostamenti e a tenervi aggiornati sul livello dell'acqua con il @ICPSMVenezia".
#AcquaAlta Ho dato dispisizione di chiudere Piazza San Marco
— Luigi Brugnaro (@LuigiBrugnaro) November 15, 2019
San Marco Square is closed pic.twitter.com/ppt0OdpO4t
Venezia alza voce,'basta passerelle politici e turisti'
Tra giovani e gente dei sestieri più popolosi, 'serve rispetto'
I politici. E i turisti. Nella Venezia che si è già rimboccata le maniche, che non molla e che attende con timore un'altra 'Acqua granda', e sarebbe la terza in meno di una settimana, record storico assoluto, comincia a serpeggiare il malumore. Una protesta per ora educata e silenziosa ma proprio per questo forse più vera, più profonda. Te ne accorgi appena ti allontani dalle rotte di chi Venezia non la vive tutto l'anno, nei bacari dove il rito del cicchetto va avanti immortale, nelle zone più popolari dove vivono i sopravvissuti all'invasione di alberghi e bed and breakfast. Ad alimentarla, chi ha visto Venezia cambiare pelle e chi ha conosciuto la città solo così: i vecchi, da un lato, e i giovani, dall'altro. Come la quindicina di ragazzi che, con tanto di pala e stivali, all'arrivo di Elisabetta Casellati e Luciana Lamorgese hanno urlato la loro rabbia nei confronti delle Istituzioni e del governatore Luca Zaia, che accompagnava la presidente del Senato e la ministra dell'Interno.
"Vent'anni di Lega, Venezia annega" lo slogan ritmato e accompagnato da un chiarissimo "basta ipocrisia, andate via". Sul ponte di Rialto a farsi sentire sono invece i giovani legati a 'Fridays for future', il movimento nato dalla protesta di Greta Thunberg. "Da Venezia a Matera basta passerelle elettorali - hanno scritto sull'enorme lenzuolo rimosso nel pomeriggio - Uniti contro i cambiamenti climatici, è tempo di agire". Piazza San Marco, alle 10 del mattino, è di nuovo invasa dai turisti. Centinaia e centinaia di telefonini, cappellini, ombrelli, stivali di nylon colorati, bandierine. "Ci voleva una tregua. Ci vorrebbe un po' di rispetto per quel che è successo - dice Nicolò Sito, un giovane anche lui che gestisce il negozio che davanti a palazzo Ducale vende bigiotteria di Murano - E ci vorrebbe gente migliore. Nessuno più rispetta Venezia, non c'è più educazione, si comportano peggio che a casa loro". Ma bisogna uscire dal salotto buono, per capire meglio. Racconta infatti Gianni Naia, che ha appena fatto la spesa al Despar in Lista di Spagna e sta tornano a casa al sestiere di Castello, il meno turistico e il più popoloso: "serve il numero chiuso, è evidente. C'è troppa gente, sporcano, si infilano dappertutto, si sbragano come pecore, in alcuni punti della città non si riesce più a camminare, bisognerebbe uscire di notte. Sui vaporetti si sta come sardine. E non hanno rispetto per la città. Camminano con i cellulari in mano e non guardano neanche dove vanno. Tanto per dire 'sono stato a Venezia', ma di questa città non sanno nulla". Poi c'è la politica. "Vengono a fare i giri di propaganda - dice ancora Gianni - poi quando bisogna trovare le soluzioni non le trovano. C'è il Mose fermo da una montagna di anni e non credo sia solo colpa delle ruberie. Tra l'altro non abbiamo neanche la sicurezza che funzioni al cento per cento, senza contare che quando verrà alzato nessuno nave, comprese quelle che portano le merci in città, potrà entrare in Laguna".
Via Garibaldi è una via popolare di Castello dove ancora resistono negozi veri: il macellaio, il fornaio, la farmacia. Dice Nicola, il contitolare del bar 'Il vecio calice': "io non voglio scagliarmi contro i politici, non mi interessa e non ci conto più di tanto. Noi andiamo avanti e se l'aiuto arriva bene, se no non aspettiamo. Ma la realtà è che non si è visto nessuno. Vedo grandi passerelle, sono venuti Conte, Salvini, Franceschini, Zaia, Silvio. Ma qui non c'è stato nessuno. Si fermano a San Marco, tutti si fermano là, ma Venezia non è San Marco. Venezia è tutto il resto, Giudecca, Dorsoduro, Castello, ognuno con le sue problematiche. Sarebbe bene che non vedessero solo la vetrina". Perché la città non è solo la cripta nella Basilica. "Noi siamo qui e non vediamo la fine, con tutto quello che abbiamo perso e con la paura ancora addosso. L'acqua alta per noi e normale ma stavolta abbiamo vissuto momenti brutti". A via Garibaldi i turisti ci arrivano a stento. "Qualcuno si spinge fino qui, fa una foto e dice 'poverini'. Poverini anche no - tira fuori l'orgoglio Nicola - noi andiamo avanti. Il problema è che non finisce. Meno male che ci sono i ragazzi volontari che sono venuti a darci una mano. E' stato bello, mi ha dato morale. Ho visto la solidarietà. E ho visto la vera Venezia".