La lealtà alla coalizione non è messa in discussione ma in una lettera inviata a tutti gli eletti per convocarli mercoledì prossimo in assemblea, Silvio Berlusconi rompe gli indugi annunciando il suo impegno in prima persona per garantire un governo ed evitare che il Paese ritorni alle urne. A sentire i suoi fedelissimi non c'è nessun legame tra la presa di posizione del Cavaliere e l'appello alla responsabilità fatto dal capo dello Stato Sergio Mattarella (la lettera di Berlusconi è stata scritta prima, precisano da Grazioli) ma è evidente che la richiesta che arriva dal Colle trova nell'ex premier orecchie attente.
L'idea di tornare alle urne così come lo spettro di un governo M5s-Pd sono due scenari da incubo che ad Arcore vogliono evitare in tutti i modi. Poco importa dunque se l'obiettivo di Berlusconi ha come effetto quello di incrinare l'equilibrio all'interno del centrodestra e l'immagine di compattezza della coalizione.
Che Berlusconi e Salvini d'altronde giochino due partite diverse non è mistero. L'ex premier, che anche oggi nella missiva agli eletti non menziona direttamente il capo del Carroccio come candidato premier, non ha nessuna intenzione di riportare il partito alle urne. Uno scenario che consentirebbe alla Lega di ultimare la scalata sul partito degli azzurri e diventare assolutamente inarrivabile.
C'è poi un altro fattore che va considerato e cioè il 'peso' delle aziende di famiglia nelle decisioni che sono prese ad Arcore. Un governo stabile e soprattutto la possibilità di farne parte garantirebbero all'ex capo del governo una tranquillità anche aziendale. L'operazione però non è semplice visto che non è Berlusconi a dare le carte e dentro Forza Italia la pattuglia di parlamentari filo-Carroccio è decisamente più numerosa rispetto ad un tempo. E non è un caso che Giovanni Toti, capofila del cosiddetto asse del Nord rilanci la necessità di un "sano percorso di unita' per provare a fare un partito unico, una federazione stretta".
Le parole del leader di Forza Italia certo non lasciano spiazzato Salvini. Il capo del centrodestra è il primo ad dar ragione a Mattarella su quali siano le priorità del Paese ma, altra cosa, è la disponibilità di Berlusconi a fare un governo a tutti i costi. Quell'appello del leader di Fi "alla collaborazione di tutti per consentire all'Italia di uscire dallo stallo" suonano dalle parti del Carroccio come la volontà di riproporre un governo di larghe intese, o peggio, un governo guidato da un esponente della Lega che non sia Salvini. Nessuna disponibilità ad un esecutivo di inciuci - è il ragionamento che si fa a via Bellerio -, non può esserci nulla fuori dal perimetro della coalizione o dal programma che ci siamo dati. Insomma non un governo a tutti i costi è il leit motiv dei leghisti. Lo schema di Salvini è quello di cercare voti in Parlamento su dei punti programmatici mettendo però bene in chiaro l'indisponibilità a siglare "accordi organici col Pd, con i 5 Stelle o con la Boldrini".