Attacco, parata e risposta. Ma stavolta, anziché contro le avversarie, le pluridecorate fiorettiste d'Italia - Arianna Errigo da una parte ed Elisa Di Francisca dall'altra - i colpi se li scambiano tra loro. E il
tutto nell'anno olimpico.
Protagoniste della querelle sono le due olimpioniche che hanno fatto, insieme al Dream Team, la storia della scherma italiana e che hanno vinto tutto quanto c'era da vincere. Dopo le parole abbastanza dure della Di Francisca all'indirizzo delle compagne ("Non c'è gioia, sono abbastanza incazzata per come stanno andando le cose: prima facevamo l'inno e cantavamo, ballavamo e
il tutto creava gruppo; adesso ognuna si fa gli affari propri. Non mi farà risultare simpatica questa uscita? Chissenefrega, tanto mi è rimasto poco"), ecco la risposta piccata della monzese: "Purtroppo mi trovo a rispondere pubblicamente ad un articolo che avrei preferito non leggere - scrive su Facebook l'argento individuale di Londra, battuta in finale proprio dalla Di Francisca, e otto volte iridata - Non voglio soffermarmi troppo sulle cose dette da Elisa perché ognuno ha le sue idee, per quanto strampalate mi possano sembrare. Quello che mi sento di dire è che probabilmente se il mio obiettivo fosse veramente quello di compattare la squadra, proverei a rivolgere parola alle mie compagne invece di andarle ad incolpare sui giornali. Quindi, se posso darle un consiglio, è di rivedere il proprio modo di comportarsi nei confronti delle compagne di squadra e, più in generale, di Nazionale. Inoltre, se fossi in lei, mi concentrerei sul lavoro, anziché disperdere energie in polemiche inutili, soprattutto adesso, che ha un compito molto importante, che è quello di fare l'ultimo assalto della gara a squadre, cosa che non le sta riuscendo nel migliore dei modi. Mi auguro inoltre - conclude - che chi è preposto a dirigere la Nazionale si prodighi al fine di evitare il ripetersi di questi spiacevoli episodi".
Il ct della Nazionale di fioretto Andrea Cipressa si è visto così costretto a scrivere a sua volta su Facebook: "La presenza di un clima distaccato, ostile, "svalutativo" determina un forte malessere individuale e un impoverimento generale della squadra. E' indispensabile che prenda forma tra gli atleti un sano rapporto di convivenza che consenta a ciascuno di sentirsi a proprio agio e soddisfatto di appartenere al gruppo. Lavoro con dei campioni, lo so bene, ognuno di loro si sente una "prima donna", probabilmente lo è, individualmente. Ma quando si fa squadra, la prima donna è la squadra. Con un obiettivo comune. Non c'è spazio per acrimonia!".