Cinque giorni al voto, e uno scenario in divenire.
La corsa alla presidenza della Federcalcio finora ha una sola certezza: la data dell'elezione, fissata per lunedì a Fiumicino.
Tutt'altro che scontato, invece, l'esito dell'urna tra astenuti ed eventuali schede bianche, come pure gli scenari successivi. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha preannunciato "un finale a sorpresa" senza però specificare quale. Difficile, stando ai numeri, un riferimento a un eventuale successo di Demetrio Albertini, appoggiato dalle componenti tecniche (calciatori e allenatori), molto meno dalle società. La maggioranza dei club delle tre leghe professionistiche, infatti, sostiene ancora Carlo Tavecchio nonostante la frase sugli stranieri 'mangia banane'.
Il presidente dei Dilettanti, dopo aver incassato l'appoggio della Lega Pro a Firenze - e registrato il sostegno del senatore di Forza Italia Riccardo Villari (su twitter ha lanciato l'hashtag #Tavecchiononritirarti) - attende adesso la conferma di quello della Serie B di Andrea Abodi, che dopodomani si riunirà in assemblea a Lerici. Il fronte in evoluzione resta quello della Seria A: la Confindustria del pallone, partita compatta pro-Tavecchio (18-2), è al momento quasi spaccata a metà, con Juventus e Roma ad alternarsi alla guida della carovana NoTav.
Da Singapore, il presidente bianconero Andrea Agnelli è infatti tornato ad attaccare Tavecchio: "Alle elezioni si presenta un candidato che parla di giocatori che mangiano banane, invece che delineare le sue proposte per farci progredire. Guardando all'Italia è possibile notare che non c'è nessun piano né idea condivisa sulla direzione che il sistema dovrebbe prendere. C'è ancora molto da fare e dovremmo guardare avanti, invece che dilungarci sul passato". Molto più indeciso il presidente del Cesena, Giorgio Lugaresi: "Voterò secondo coscienza. E' chiaro che in questo momento non credo che Tavecchio possa rappresentare la federazione. Se poi mi farà cambiare idea il mio appoggio lo potrebbe anche avere".
"Albertini lo conosco poco, mi fa una buona impressione come ragazzo, se poi ha le qualità per guidare una federazione così importante non sono in grado di giudicarlo - aggiunge -. Il rischio commissariamento? Non sono assolutamente spaventato". Insomma, nonostante il calo di Tavecchio, Albertini continua a non convincere. L'ex centrocampista del Milan, via Twitter, prova quotidianamente a indebolire l'avversario ("Noto che Lotito è onnipresente alle assemblee, più dei due candidati" il cinguettio contro uno dei grandi sostenitori di Tavecchio), con risultati però tutt'altro che soddisfacenti. Forse perché, come sostenuto da Malagò, gli ex calciatori italiani non sono ancora riusciti a conquistare quel consenso a livello dirigenziale che in altri Paesi è ormai prassi. "Speriamo che in futuro sempre più ex atleti siano coinvolti in ruoli dirigenziali ma generalizzare è sempre fuorviante e spesso sbagliato - la difesa della categoria del presidente dell'Assocalciatori, Damiano Tommasi -. Fare di tutta l'erba un fascio non è il modo migliore di rappresentare la realtà. Il problema del dopo carriera c'è e ne siamo consapevoli". Il problema con cui invece Malagò potrebbe presto dover fare i conti è quello di un governo del calcio legittimato a metà dal voto dell'urna.