Immaginare oggi una console per videogiochi che funzioni per un unico titolo è impensabile, eppure è così che è cominciata la rivoluzione domestica dell'industria dei giochi elettronici. Il 3 agosto del 1975, quarant'anni fa, la compagnia americana Atari lanciava la versione domestica di Pong, il 'nonno' di tutti i videogame: la console non era altro che uno "scatolone" nero con innumerevoli fili due joystick piuttosto spartani. Si poteva giocare solo a Pong ma fu subito un successo.
La Pong Home di Atari in realtà non ha il primato delle console domestiche. Questo spetta alla Magnavox Odyssey (il cui inventore, Ralph Baer - 'padre' dei videogiochi - è morto lo scorso dicembre), lanciata nel '72. Tuttavia fu la console di Atari il primo successo commerciale che ha inaugurato l'ingresso dei giochi elettronici nel tempo libero quotidiano di milioni di ragazzi in tutto il mondo. Se in due anni negli Usa furono acquistate 350mila Odyssey, solo nel dicembre del '75 la Pong di Atari riuscì a vendere 150mila unità.
Da qui è partita un'industria multi-milionaria che oggi cavalca nuove frontiere e promette all'utente "l'immersione" ludica totale grazie alla realtà virtuale.
Fondata da Nolan Bushnell e Ted Dabney nel 1972, Atari (dove si formarono anche i 'papà' di Apple Jobs e Wozniak) diviene celebre grazie al videogioco Pong, un semplice simulatore di tennistavolo in bianco e nero. Proprio sulla scia del suo successo, nel '74 l'ingegnere di Atari Harold Lee propose una versione domestica del videogioco, che si poteva connettere al televisore: la Home Pong.