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Informatica, la legge di Moore non basta più

Al via iniziativa per una roadmap per le tecnologie future

Più piccolo, più veloce, più economico: per decenni l'industria informatica e non solo ha fatto affidamento sul fatto che il prossimo microprocessore avrebbe avuto queste caratteristiche, secondo quella che viene conosciuta come la legge di Moore. Ma l'Institute of Electrical and Electronics Enginees (IEEE), la più grande associazione mondiale di ingegneri elettrici ed elettronici ha deciso mercoledì sera che la tecnologia dei computer ha bisogno di un nuovo sistema di previsione, che consenta un più ampio spazio di manovra, e ha annunciato che creerà una nuova 'Roadmap internazionale per i dispositivi e sistemi' elettronici.

L'annuncio arriva dopo quasi un anno del lancio International Technology Roadmap for Semiconductors (ITRS), versione 2.0, iniziativa internazionale voluta dagli industriali dei semiconduttori di Usa, Europa, Giappone, Corea del Sud e Taiwan per definire appunto le strategie future per la produzione di tecnologie elettroniche sempre più avanzate, efficaci e contenute nei costi, e delle loro relative applicazioni. La prima versione dell'ITRS, avviata nel 2012, ha continuato ad avere come pulsione primaria l'enunciato fatto nel 1965 da Gordon Moore, uno dei fondatori di Intel, il colosso americano dei semiconduttori, secondo cui la potenza di un microcircuito, ovvero il numero di transistori che formano un chip, raddoppia ogni 18 mesi. In effetti la prima legge di Moore (ce n'è una seconda che riguarda i sistemi di larga scala) in 51 anni si è rivelata anche più conservativa rispetto all'effettivo progresso dei microprocessori. Per fare un esempio, l'iPad 2 nel 2011 aveva una potenza superiore al supercomputer Cray 2 di 30 anni prima, che tra l'altro era grande quanto un frigorifero. E l'ultimo iPad di quest'anno è diverse volte più potente del modello di 5 anni fa.

L'unico limite alla legge di Moore è quello relativo alla riduzione delle dimensioni fisiche dei transistor. Limite che si sarebbe raggiunto con la generazione dei Pentium, dopo la quale per aumentare la potenza di calcolo si è fatto affidamento sulla tecnologia multicore, che accoppia in parallelo più processori.

A spingere l'industria dei semiconduttori nel settembre scorso a dare avvio alla svolta, è stato però l'avvento in questi ultimi tre anni dell'Internet delle cose e la proliferazione dei sensori di tipo sempre più vario connessi al web, che consentono sempre più servizi in remoto e che stanno dando luogo all''Internet of Everything'. L'unica voce dissonante tra i colossi del settore è proprio quella di Intel: "ho assistito non meno di quattro volte all'annuncio della morte della Legge di Moore", ha detto il CEO Brian Krzanich. Lo ha detto però esattamente un mese prima che Intel annunciasse significativi tagli di personale per "accelerare il processo di trasformazione" verso i servizi cloud e l'Internet delle cose.
   

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