La Cina sta sfruttando le nuove tecnologie, come il riconoscimento facciale e l'intelligenza artificiale in cui ha un peso di primo piano se non di leadership a livello mondiale, per identificare e tracciare ben 1,4 mld di persone, l'intera popolazione. Un sistema di sorveglianza e controllo senza precedenti messo a punto con l'ausilio della sua prospera industria hi-tech, invertendo il canone tradizionale della tecnologia come strumento democratico e apertura, di connessione verso il mondo.
In diverse città, ad esempio, migliaia di telecamere montate nelle stazioni ferroviarie riconoscono scandagliando i volti alla ricerca di criminali, risolvono e ricostruiscono incidenti stradali addebitando le relative responsabilità: si stima che il "Grande Fratello" possa contare su 300 mln di occhi, 4 volte il numero relativo agli Usa, ai quali si sommano i sistemi di vigilanza su Internet, sull'uso della telefonia, sui soggiorni in hotel fino a raggiungere addirittura gli spostamenti fatti dalle singole auto.
Ad esempio, a Guiyang, capitale della provincia di Guizhou, c'è uno dei primi progetti pilota che ha trasformata un'area depressa e poco sviluppata in un luogo di assoluta avanguardia dell'industria del Big Data, dove anche il colosso Apple ha lo scorso anno deciso di investire 1 miliardo di dollari.
I tecnici della città, durante una visita all'esposizione permanente, spiegarono all'ANSA che ogni giorno erano processati miliardi di dati e che il riconoscimento facciale, una volta programmata la ricerca di una persona, poteva avvenire in poco tempo, in minuti se il target era in giro per la città.
Le ambizioni della Cina superano le sue capacità: il modello, come ricorda il New York Times, può essere a macchia di leopardo o scontare le inefficienze della burocrazia per la realizzazione di un network efficiente e globale. Cosa che, tuttavia, non impensierisce il Partito comunista cinese: in fondo, la semplice percezione della sorveglianza è il miglior sistema di deterrenza e controllo.