La Chiesa entra nel campo della tecnologia più d'avanguardia e chiama le aziende, insieme alle istituzioni, a impegnarsi in uno sviluppo etico dell'innovazione digitale per scongiurare la "algo-crazia", la dittatura degli algoritmi. A fare da apripista è la Pontificia accademia per la vita (Pav), che dopo due giorni di lavori in Vaticano ha promosso la "Rome Call for AI Ethics", una carta etica per l'intelligenza artificiale (AI). A firmarla due colossi del settore informatico, Microsoft e Ibm, insieme al governo italiano e alla Fao.
Un primo passo per coinvolgere industria, politica e ricerca su scala globale nella costruzione di un futuro in cui l'hi-tech non sostituisce né condiziona l'uomo, ma è al suo servizio. La carta fissa le direttrici per lo sviluppo e l'impiego dell'AI: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy. Principi richiamati anche da Papa Francesco, che a causa di un'indisposizione ha mandato per iscritto il suo pensiero sul documento condiviso. Le nuove tecnologie sono "un dono di Dio" ma un loro cattivo uso comporta "gravi rischi per le società democratiche", ha evidenziato Bergoglio, secondo cui una "algor-etica", e cioè un'etica dell'algoritmo, "potrà essere un ponte per far sì che i principi di dignità della persona, giustizia, sussidiarietà e solidarietà si iscrivano concretamente nelle tecnologie digitali".
"Dopo l'atomica e la crisi ambientale, con le nuove tecnologie siamo sul terzo fronte che mette in discussione direttamente l'umano", è il monito di mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pav. "Rischiamo di distruggere le qualità specifiche degli esseri umani e della humana comunitas". Per questo "dobbiamo interrogarci su come evitare che l'uomo venga tecnologizzato, invece che la tecnologia umanizzata". Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente del Parlamento Ue David Sassoli, che ha invitato Paglia a Bruxelles. "Se non governeremo la quarta rivoluzione industriale", quella hi-tech, "saranno gli algoritmi a governare noi". Per evitare maggiori disuguaglianze, e bilanciare la perdita di posti di lavoro, "servono regole che sappiano coniugare progresso tecnologico, sviluppo delle imprese e tutela dei lavoratori. In altre parole, garantire la democrazia".
Un invito a lavorare tutti insieme è arrivato dal presidente di Microsoft, Brad Smith, secondo cui "l'AI è una tecnologia troppo importante per essere lasciata solo nelle mani di chi la crea, perché avrà un impatto su tutti noi". Un'intelligenza artificiale "al servizio dell'umanità" è invece l'auspicio del vicepresidente di Ibm, John Kelly III, che in questi giorni ha stretto una collaborazione con l'ospedale pediatrico Bambino Gesù per mettere l'AI al servizio della lotta ai tumori e alle malattie rare nei bambini. Un'iniziativa applaudita dalla ministra italiana per l'Innovazione, Paola Pisano, secondo cui l'AI va usata anche "per risolvere le grandi problematiche della società che ad oggi non hanno soluzione". Tra queste c'è anche la fame nel mondo: "Guardiamo all'AI come fonte di speranza", ha affermato il direttore generale della Fao Dongyu Qu.