PADOVA - "Stavo facendo attività di ricerca in rete quando ho trovato qualcosa che non mi tornava, c'era un tassello diverso da quello che avrebbe dovuto esserci; così in un'ora di controlli sono arrivato a scoprire nel sistema un baco che di fatto vanifica il concetto stesso di anonimato che caratterizza il sistema Tor. E' stata un'intuizione". Così Filippo Cavallarin, 35 anni del Lido di Venezia, titolare della società mestrina WeAreSegment.com, spiega come ha scoperto una falla in "Tor browser", il sistema che permette di navigare in modo anonimo su Internet senza lasciare traccia.
Altri si sarebbero fatti pagare, qualcuno magari avrebbe offerto la scoperta ad aziende concorrenti. Per Cavallarin si tratta invece di una questione morale. "Il lavoro che faccio con la mia azienda è qualcosa che serve alla nostra e all'altrui crescita - commenta -. Vendere la scoperta avrebbe significato rendersi inconsapevolmente complice di qualsiasi cosa, magari avrebbe anche potuto costare la vita a qualcuno". Cavallarin, in visita alla rassegna di Padova Tuttinfiera, spiega i passaggi con la rapidità e la sicurezza che impediscono al profano di capire e tradiscono la grande preparazione di chi, da quando aveva 12 anni, smanetta coi computer. "Trovata la falla ho fatto diverse prove su 10 sistemi e su più piattaforme - racconta -. Poi il 26 ottobre ho comunicato la cosa a Tor e loro, sono un'organizzazione mondiale, due ore dopo mi hanno risposto, enormemente contenti e grati per essermi fatto vivo.
Essere un hacker significa mettere a disposizione le proprie conoscenze per risolvere i problemi". Il giovane spiega che in Italia c'è sempre più richiesta, anche da parte di enti pubblici, di sistemi che permettono di pubblicare in rete in forma anonima. Lui e la sua società che è tra le principali a occuparsi di sicurezza informatica, non sono nuovi a risultati del genere: a settembre avevano trovato un baco su tutti i sistemi Mac e l'avevano fatto sapere ai boss dell'Apple.