Potremmo avere a portata di mano la risposta a malattie gravi come il cancro o l'Alzheimer. O avere i mezzi necessari per rendere il Servizio sanitario nazionale più sostenibile ed efficiente. E ancora: potremmo sapere in che modo i cambiamenti climatici stanno influenzando la nostra salute, e quali sono le vere minacce sanitarie del futuro.
Soltanto che oggi potremmo non vedere ancora tutto questo, semplicemente perché non abbiamo compreso come sfruttare tutte le potenzialità dei 'big data'; una mole di dati in cui potrebbero celarsi le risposte alle domande più urgenti per la salute. Per farlo "serve volontà politica e stretta collaborazione tra università, enti di ricerca, istituzioni e aziende". Questo il cuore del messaggio principale lanciato in occasione della terza edizione della Conferenza Big Data in health 2019 che apre i battenti a Roma al Cnr, e dura fino al 4 ottobre, per confrontarsi sulle opportunità dell'utilizzo dei big data in ambito medico e sanitario.
L'obiettivo dell'evento è "condividere risultati scientifici e linee di ricerca attuali e future, nonché di affrontare i temi caldi riguardanti la privacy dei pazienti e la sicurezza delle infrastrutture che devono proteggerli". La prima giornata - organizzata in collaborazione con la Società italiana di medicina ambientale (Sima) - è dedicata ai big data relativi all'ambiente, agli stili di vita e alla salute. "I dati sono il nostro nuovo oro - dice Antonio Scala, ricercatore dell'Istituto dei sistemi complessi del Cnr e presidente della Big Data in Health society, l'associazione che promuove la conferenza - per beneficiarne dobbiamo sapere come estrarlo, raffinarlo e lavorarlo, mettendo insieme competenze multiple e creatività".