Prevedere gli effetti delle varianti di Sars-CoV-2 sull'efficacia terapeutica di due anticorpi monoclonali, bamlanivimab e etesevimab, autorizzati dallo scorso febbraio per il trattamento di Covid-19 da lieve a moderato, sia negli Stati Uniti, sia in Europa, attraverso il computer e suoi algoritmi. Questo l'obiettivo dello studio realizzato da gruppo di ricercatori dell'Università di Trieste, e pubblicato sulla rivista Scientific Reports (Springer Nature), che potrà avere importanti applicazioni nella previsione dell'efficacia di vaccini e terapie. Lo ha reso noto l'Università di Trieste, sottolineando che "i risultati ottenuti dal team di ricerca Molecular Biology and Nanotechnology Laboratory hanno già suscitato l'interesse degli scienziati impegnati nella lotta al Covid".
"La novità rispetto ai precedenti studi eseguiti dal nostro team sulle varianti di Sars-Cov-2 - ha spiegato Erik Laurini, co-fondatore del gruppo triestino - è che invece di guardare l'effetto di mutanti sull'interazione con la proteina umana che il virus sfrutta per entrare nelle nostre cellule, siamo andati a valutare il ruolo della diversità genetica virale sull'efficacia di uno degli attuali trattamenti terapeutici.Prevedere in tempi rapidi se una nuova mutazione può compromettere l'efficacia di un agente antivirale - ha aggiunto - sarà fondamentale per combattere definitivamente il Covid".
In particolare, la metodologia applicata ha permesso di prevedere a livello molecolare gli effetti negativi sull'attività di questi agenti terapeutici di sostituzioni nelle posizioni 452 e 484 di Sars-Cov-2, mutazioni presenti nella ben nota variante Delta.