Alibaba Group prosegue la corsa nell'e-commerce e prepara la svolta "glocal": scommette su Italia e sue Pmi, al centro delle strategie di AliExpress, la piattaforma retail che permette ai consumatori nel mondo di acquistare direttamente in Cina da produttori e distributori. Wang Mingqiang, d.g AliExpress, non ha dubbi sulla scelta e dice di "aver avuto una grande impressione" del Belpaese e del made in Italy, grazie alla miscela unica di diversità di aziende e prodotti, di tradizione e innovazione. Nel campus di 30.000 persone di West Wenyi Road ad Hangzhou, Wang spiega all'ANSA i piani che vedranno a fine marzo (magari alla presenza del patron Jack Ma) il lancio formale della piattaforma in Italia per venditori italiani con l'ambizione di sostenere la loro proiezione globale. "Per i prossimi 5-10 anni faremo dell'Italia il Paese principale di riferimento per la vendita in Italia, Europa e mondo, generando volumi di miliardi di euro o dollari. Convinti che l'Italia abbia il potenziale".
Wang racconta lo stupore provato durante i viaggi italiani nel vedere "la diversità di tipi di aziende, dalle botteghe familiari alle multinazionali". Racconta la visita a un'azienda toscana di divani giunta alla quarta generazione: "Ho visto una grande lavorazione fatta a mano, qualità del design e un prezzo ragionevole. Sono convinto che un prodotto del genere possa avere successo in Italia, in Europa e anche in Cina".
Cita poi la sorpresa della visita a una fabbrica di abbigliamento per uomo: "Laboratori di produzione nel retro e showroom all'ingrosso davanti, ma di un design, di uno stile e di un'eleganza come fosse un grande negozio. Ci siamo resi conto che l'essenza del business è il prodotto. L'Italia, centro manifatturiero dal tessile all'abbigliamento e ai mobili, ha il potenziale ideale". AliExpress è la piattaforma BtoC che opera in 220 Paesi con un sistema supportato da 20 lingue in Europa, Russia, Nord e Sud America Nord e Medio Oriente. "La strategia del gruppo Alibaba è stata sempre di comprare da tutto il mondo e vendere in tutto il mondo, crossboarder". All'inizio, è stato "più facile partire dalla Cina, da prodotti d'appeal come giocattoli, elettronica e abbigliamento, ma non abbiamo smesso di esplorare le possibilità in altri Paesi, come Russia e Spagna". Il "global diventa glocal". Con l'Italia il passaggio successivo: creare un mercato di e-commerce locale capace di diventare globale. "I tempi sono maturi: nel 2018 - rileva Wang - abbiamo avuto 150 milioni di compratori, quando nel 2017 erano 100 milioni. E' un ritmo di crescita rapido che conta sul miglioramento dei servizi; sulla volontà di aiutare gli utenti a crescere; sull'intelligenza artificiale e gli algoritmi capaci di processare grandi volumi di dati".
Il proteziomismo e le sue barriere "sono negative per l'economia mondiale", ma "noi pensiamo di superarle fino a quando saremo vicini a venditori e consumatori aiutando a creare business e posti di lavoro". Mentre sono in corso le prove tecniche della piattaforma, l'obiettivo è partire a fine marzo con "centinaia di venditori e migliaia nel 2020. Nel futuro, in tutto il mondo, puntiamo a un milione di di Pmi e in Italia, nostro focus, auspichiamo di avere 100mila venditori". Qin Qing, capo del progetto Italia, vede ampi margini di crescita nel BtoC, sottodimensionato. "C'è una cultura in Italia cambiata con le nuove generazioni. Abbiamo trovato l'attenzione delle istituzioni, ad esempio il sindaco di Firenze (Dario Nardella, ndr). Pensiamo si debbano costruire le infrastrutture di e-commerce e puntare sulla formazione. Per questo, ci saranno progetti con Camere di commercio e università".