"Soffro di asma da tutta la vita, e
questo virus a quanto pare attacca i polmoni più spesso che
qualsiasi altra parte del corpo. Mi sono reso conto che avrei
potuto davvero tirare il mio ultimo respiro in quella stanza
della mia casa che era stata un rifugio e ora era diventata una
specie di fortezza, e stavo iniziando a sentirla come la mia
prigione. Mi sono ritrovato solo, nella mia stanza, a vivere da
un respiro all'altro..". E' quanto confida il regista Martin
Scorsese in un'intervista al direttore de La Civiltà Cattolica
padre Antonio Spadaro.
"A febbraio, quando mi sono reso conto che tutto si stava
fermando - una 'pausa', si diceva - e che io e mia moglie
avremmo dovuto metterci in quarantena e rimanere a casa per un
periodo di tempo indefinito, l'ansia ha fatto la sua
apparizione. Una nuova forma di ansia. L'ansia di non sapere
nulla. Proprio nulla", prosegue Scorsese. "Poi, qualcosa... è
arrivato. Si è posato su di me e dentro di me. Non so
descriverlo diversamente. All'improvviso ho visto tutto da un
punto di vista diverso, migliore. Sì, non sapevo ancora che cosa
sarebbe successo, ma non lo sapeva nessuno. Avrei potuto
ammalarmi e non lasciare mai più quella stanza, ma, se fosse
accaduto, non avrei potuto farci niente. È divenuto tutto più
semplice - racconta ancora il regista premio Oscar - e ho
provato un senso di sollievo. E questa consapevolezza mi ha
riportato agli aspetti essenziali della mia vita. Ai miei amici
e alle persone che amo, alle persone di cui devo prendermi
cura".
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