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Shoah: a Rondine ricordo del questore Giovanni Palatucci

Shoah

Shoah: a Rondine ricordo del questore Giovanni Palatucci

Salvò gli ebrei di Fiume, ne seguì sorte in campo di Dachau

RONDINE (AREZZO), 08 febbraio 2021, 13:04

Redazione ANSA

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Un ulivo piantato a Rondine (Arezzo), la Cittadella della Pace, per ricordare Giovanni Palatucci, l'ultimo questore di Fiume, in Istria, morto di stenti nel campo di sterminio di Dachau il 10 febbraio 1945 in Germania dopo aver salvato decine di profughi ebrei ed insignito della Medaglia d'Oro al merito civile. Per Israele "Palatucci è Giusto tra i giusti. E il conferimento di Giusto tra i giusti - ha detto il presidente della comunità ebraica di Firenze Enrico Fink - non richiede gesti particolarmente mirabolanti ma è sufficiente salvare una vita umana. Non dobbiamo pensare a super eroi ma ad esseri umani che con una scelta di coraggio fanno un gesto che ricorda come a ciascuno di noi è richiesto di fare delle scelte anche in momenti difficili". "Il questore Palatucci ci ricorda che possiamo scegliere il coraggio - ha proseguito Fink -. La capacità di fare quella scelta è ancora più importante per le forze dell'ordine che hanno il compito di proteggerci, ruolo a cui Palatucci ha risposto fino alla fine". La cerimonia è proseguita con le parole del questore di Arezzo, Dario Sallustio: "Palatucci fu un uomo tra gli uomini divenendo l'ultimo e strenuo difensore di un'altra Italia che rifiutava di farsi complice della barbarie nazista. A lui la Polizia di Stato in un luogo simbolo dell'integrazione e del dialogo quale è Rondine ha voluto dedicare la piantumazione di un albero di olivo testimone meraviglioso di pace e di amore". Toccante anche il saluto dell'arcivescovo di Arezzo, Riccardo Fontana: "La memoria non è solo dedicare una via o una piazza ma mettere al centro la qualità della persona come ha fatto Palatucci, Servo di Dio". Ha concluso il presidente di Rondine, Franco Vaccari: "Rondine è molto felice di ospitare, dopo Liliana Segre, la cerimonia dedicata a Palatucci perché è luogo di rigenerazione dell'umano proprio perché mette al centro la cura delle ferite, del dolore accogliendo la tragedia dell'altro in una prospettiva che guarda al futuro".
   

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