Come e perché il paesaggio della
Val d'Orcia, in provincia di Siena, ha acquisito negli ultimi
trent'anni un valore così universale nel segno del suo
paesaggio. Un vero e proprio fenomeno che, complice anche il
riconoscimento Unesco del 2004, è diventato anche economico e
soprattutto sociale. E' quanto si propone di indagare il saggio
giornalistico 'Valore Val d'Orcia' (Primamedia editore, 216
pagine, 15 euro), scritto da Lorenzo Benocci e Cristiano
Pellegrini, con prefazione di Osvaldo Bevilacqua, in uscita il
20 settembre.
"Un luogo concreto ma aperto a tutti i sogni". Così Mario
Luzi descriveva la Val d'Orcia, che da paesaggio 'lunare' a
territorio agrario ha finito appunto per assumere il ruolo di
icona universalmente riconosciuta in tutto il mondo. Un luogo
che accoglie simboli tra i più conosciuti e riconoscibili della
Toscana: i cipressi di San Quirico, la cappella di Vitaleta, il
podere Belvedere, la strada della Foce, fino alle location di
film pluripremiati con gli Oscar, da 'Il gladiatore' a 'Il
paziente inglese'. Gli autori, in un dialogo con professionisti
nel campo giuridico, economico, sociale, psicologico, del
marketing e della fotografia e con protagonisti del mondo
imprenditoriale, vogliono offrire anche spunti sul perché un
prodotto agricolo fatto in un territorio bello è già di per sé
anche buono e desiderato.
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