"Da anni il gruppo non ci dice
qual è la destinazione industriale della fabbrica di Campi
Bisenzio", e ora con l'annunciata dismissione dell ex Oto Melara
"l'elemento di preoccupazione è ancora maggiore". Lo ha detto
Daniele Calosi, segretario generale della Fiom-Cgil di Firenze,
Prato e Pistoia, a proposito della situazione del sito
produttivo fiorentino di Leonardo, che oggi ha visto un presidio
di protesta nell'ambito dello sciopero nazionale di gruppo.
Infatti secondo Valerio Chini, delegato Fiom-Cgil, "l'80% dei
prodotti che realizziamo" a Campi Bisenzio "li sviluppiamo per
Oto Melara", per cui "se venisse dismessa e ceduta al consorzio
franco-tedesco Knds sarebbe un problema, presto o tardi, perché
Knds ha già propri fornitori per questi prodotti". A Campi
Bisenzio lavorano attualmente 880 dipendenti: la fabbrica
produce sistemi 'smart', sensori, dispositivi di puntamento, e
tecnologie per la comunicazione. "Lo stabilimento è in grado di
fare tutto - spiega Calosi - ma non ha un suo core business
specifico e per questo rischia di più". Nelle iniziative di oggi
un gruppo di lavoratori dello stabilimento, erede delle storiche
Officine Galileo fondate nella seconda metà dell'800, ha
manifestato davanti ai cancelli, mentre il grosso dei colleghi è
andato a Roma per la manifestazione nazionale. I sindacati
locali puntano da lungo tempo il dito sulla scarsa chiarezza
relativa alle prospettive del sito fiorentino, attivo
soprattutto nella radaristica e nei sistemi di puntamento: le ex
Officine Galileo dai circa 1.200 dipendenti del 2015 sono
passato agli 880 attuali e oggi c'è ancora più in allarme per
l'annunciata dismissione di Oto Melara, oltre che della Wass da
parte del gruppo, aziende del comparto difesa di Leonardo
strategiche rispetto ai programmi di sicurezza nazionale.
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