La Fondazione Dolomiti Unesco
realizzerà una campagna comunicativa, richiesta espressamente
dai rifugisti, e incentrata in particolare sull'utilizzo
responsabile dell'acqua. L'utilizzo responsabile della risorsa
idrica, viste le difficoltà di approvvigionamento in quota, è il
concetto più difficile da far comprendere a quanti si aspettano
che un rifugio eroghi servizi simili a quelli di un albergo o di
un ristorante. E così - dal Brenta ai Monfalconi, dalle Dolomiti
di Sesto alle Vette Feltrine, nei 66 i rifugi che offrono
all'escursionista ristoro e ospitalità - ci si trova a dove
spiegare che in montagna può capitare di rinunciare alla doccia
dopo una giornata passata a faticare su sentieri e ferrate.
Conoscere la variabilità cui è soggetto il riempimento delle
vasche in assenza di acquedotto, i costi di gestione e
manutenzione, i "miracoli" quotidiani cui è costretto il gestore
per garantire la ristorazione e i pernottamenti, appare sempre
più indispensabile per formare gli escursionisti, consentendo
loro, peraltro, di calarsi pienamente nel contesto montano e
quindi di godere maggiormente dell'unicità dell'esperienza che
li vede protagonisti.
La campagna della Fondazione Dolomiti Unesco non riguarderà
solo le norme di comportamento, ma anche le cause profonde della
necessità di risparmiare acqua. I ghiacciai arretrano a una
velocità tale da poter prevedere la loro totale scomparsa, sotto
i 3.500 metri, entro il 2050. Molti rifugi dolomitici di quote
medio-alte si trovano inoltre in aree carsiche, settori per loro
natura poveri di risorse idriche superficiali. Conoscere anche
questi aspetti del Patrimonio è un modo per viverlo e
rispettarlo al meglio.
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