Nel corso del 2021, in Trentino,
sono quasi raddoppiate (65 nel 2020, 121 lo scorso anno) le
richieste di intervento legate al "Codice rosso", la legge
varata nel 2019 che prevede un canale preferenziale per le
violenze a donne e minori. Il dato, che riassume la gravità del
problema ma anche l'importanza di una risposta efficace, è stato
presentato da Elena Bravi, direttrice dell'area salute mentale
dell'Azienda sanitaria, nell'ambito della firma del protocollo
di collaborazione tra Azienda sanitaria, Procura di Trento e
Procura di Rovereto.
Il 70% delle richieste di aiuto proviene da donne, quasi il
30% da minori e in alcuni casi da testimoni. Dalla casistica, ha
aggiunto Bravi, mancano a differenza di altri territori gli
anziani, "probabilmente per motivi culturali".
Gli operatori dell'unità operativa di psicologia, che di
fatto operano come ausiliari di polizia giudiziaria,
garantiscono una reperibilità ogni giorno della settimana dalle
8 alle 24, così da ottemperare a quanto stabilito dalla legge,
che prevede l'intervento entro i tre giorni dalla chiamata.
"Questo è anche un mandato etico e sociale e un ottimo
esempio di integrazione multidisciplinare - ha aggiunto Elena
Bravi. - Per molte donne si tratta di un'esperienza nuova.
Spesso sono persone che non hanno mai vissuto l'ascolto profondo
e questo può aprire ad una esperienza mentale diversa".
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