Le note dell'Alleluia, gli applausi e lo sventolio delle bandiere della Comunità Incontro hanno salutato il feretro di don Pierino Gelmini al termine del funerale celebrato stamani nella cappella di Molino Silla. Sarà tumulato nel cimitero di Amelia. Il rito è stato presieduto dal vescovo di Terni padre Giuseppe Piemontese che riferendosi agli ultimi anni di don Gelmini ha parlato di "salita dolorosa e umile".
"Un calvario - ha aggiunto - che lo ha portato alla spoliazione ma si è sacerdoti per sempre". Il presule ha anche fatto riferimento a "un contesto di sospetti e accuse". "Ma nessuno - ha sottolineato - può giudicare perché l'unico giudice è Dio". Al termine della cerimonia hanno preso la parola per un ricordo, tra gli altri, il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri e uno dei più stretti collaboratori di don Gelmini, Giampaolo Nicolasi. Quella nel cimitero di Amelia sarà comunque una sepoltura momentanea. Il sindaco Riccardo Maraga ha infatti assicurato il suo impegno per la costruzione di un mausoleo dedicato a don Gelmini a Molino Silla.
LA COMUNITA' SI PREPARA ALL'ADDIO - di Claudio Sebastiani e Federica Liberotti
Le note dell'Alleluia di Haendel che tante volte hanno accompagnato i momenti felici della Comunità Incontro, come l'uscita dei ragazzi al termine del programma di recupero dalle dipendenze, ieri hanno risuonato tristi. Per accompagnare l'uscita del feretro di don Pierino Gelmini, morto martedì sera, da quella che per anni è stata la sua casa a Molino Silla di Amelia. Per il palazzetto dove è stata allestita la camera ardente in vista dei funerali di oggi.
Ormai ottantanovenne, don Gelmini da mesi non si muoveva più dal suo appartamento, costretto a lungo a letto. Diverse patologie e la demenza senile ne avevano infatti fiaccato il fisico che sorreggeva un carattere vulcanico. Protagonista spesso controverso della battaglia contro la tossicodipendenza che metteva in atto con la sua "Cristoterapia". Il "don" era partito dall'incontro con Alfredo, il 13 febbraio del 1963 sulla scalinata di Sant'Agnese a Roma. Portando a casa sua il giovane che gli chiedeva aiuto. Il 27 settembre del 1979 nella Valle delle streghe, oggi della Speranza, nasceva la Comunità Incontro che ora ha 164 sedi in Italia e 74 nel mondo.
Dalla sua fondazione migliaia di giovani hanno affrontato il recupero dalla tossicodipendenza. Ogni anno per loro l'appuntamento è sempre stato il giorno di Santo Stefano con la grande festa per l'uscita dalla Comunità. In occasione della quale don Gelmini accoglieva personaggi di primo piano delle istituzioni, della politica e della cultura. Tra i suoi amici Silvio Berlusconi che, a Natale, si è spesso fatto sentire al telefono. E che anche oggi ha espresso la sua vicinanza a Molino Silla. Don Gelmini è stato protagonista di iniziative controverse come quando si offrì come cavia per il vaccino anti Aids. Con la sua scomparsa rimarrà però senza una sentenza il processo nel quale era imputato per avere molestato sessualmente una decina di giovani ospiti della Comunità. Episodi per i quali è in corso davanti al tribunale di Terni il dibattimento che verrà chiuso dall'estinzione del reato per morte del reo. Senza chiarire se don Gelmini fosse responsabile delle molestie, come ritiene la procura, o innocente, come ha sempre rivendicato lui.
La morte non chiude invece la polemica tra mons. Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco e la Comunità di San Patrignano. Oggi a Molino Silla è risuonata ancora la voce del don, con brani dei suoi interventi degli anni passati. Mentre un flusso di amici, rappresentanti delle istituzioni e cittadini è sfilato nella camera ardente. Tante anche le dichiarazioni. "Don Pierino ha difeso e alimentato la vita, sempre e ovunque" ha detto Maurizio Gasparri. Pier Ferdinando Casini ha sottolineato che "è stato indubbiamente un protagonista discusso ma coraggioso nella lotta contro la droga". Per Carlo Giovanardi "dopo don Oreste Benzi, Vincenzo Muccioli e don Mario Picchi scompare un altro gigante dell'impegno sociale e civile". E per il vescovo di Terni, il francescano padre Giuseppe Piemontese, don Pierino era "un personaggio, aveva i suoi modi esuberanti però nulla cambierà la sostanza di ciò che ha fatto per migliaia e migliaia di giovani". "Per il resto - ha concluso il presule - nessuno di noi può ergersi a giudice degli altri, tantomeno di don Pierino, perché il giudizio appartiene solo al Signore".