Per Salvatore Parolisi la condanna che deve scontare per avere ucciso la moglie Melania Rea diminuisce di dieci anni, da 30 inflitti dai giudici di secondo grado dell'Aquila (dopo l'ergastolo del primo) ai 20 decisi oggi dalla Corte d'assise d'appello di Perugia. Senza però che gli vengano concesse le attenuanti generiche. Chieste dalla sua difesa ma negate dal collegio del capoluogo umbro. Quello che ha ottenuto l'ex caporalmaggiore dell'esercito (rinchiuso nel carcere di Teramo dove ha atteso la sentenza, scegliendo di non essere in aula) è uno sconto di pena frutto dell'applicazione dei benefici previsti dal processo con il rito abbreviato per il quale ha optato. "Un calcolo sostanzialmente obbligato" per la Corte d'assise d'appello di Perugia come ha spiegato al termine dell'udienza uno dei difensori, l'avvocato Valter Biscotti. Che arriva dopo la decisione della Cassazione che pur confermando la responsabilità di Parolisi per l'omicidio e per il vilipendio del cadavere della moglie ventottenne (colpita con 35 coltellate), aveva annullato l'aggravante della crudeltà. Rimandando ai giudici di Perugia, per questioni procedurali, il compito di ricalcolare la condanna. Affidando loro il compito di decidere autonomamente se concedere o meno le attenuanti generiche. "La Corte di Perugia - ha spiegato ancora l'avvocato Biscotti - ha dovuto escludere l'aggravante che avrebbe portato all'ergastolo e quindi per la scelta del rito abbreviato la pena è passata da 30 a 20 anni". Sentenza che teoricamente potrebbe essere ora impugnata in Cassazione. "Attendiamo le motivazioni e faremo le nostre scelte" dice l'altro difensore di Parolisi, l'avvocato Nicodemo Gentile.
"Credo proprio che sia finita qui" replica però il legale di parte civile della famiglia Rea, l'avvocato Mauro Gionni. A Parolisi non sono state invece concesse le attenuanti chieste dalla difesa che puntava su un "doppio sconto". "Per il suo atteggiamento processuale - ha sostenuto l'avvocato Gentile -, perché giovane e incensurato". Di diverso avviso è stato in udienza il sostituto procuratore generale Giancarlo Costagliola. Per il quale Parolisi non merita le attenuanti generiche "per la sua condotta durante e dopo il delitto". "Ha cercato di deviare le indagini - ha sostenuto -, ha negato ogni rapporto con la ex allieva e vilipeso il cadavere per far pensare alla responsabilità di altri". La stessa tesi della parte civile che aveva chiesto invece di rivalutare l'aggravante della crudeltà. Ma per Parolisi, che si è sempre proclamato estraneo all'omicidio, "la battaglia processuale va avanti" come annuncia l'avvocato Biscotti lasciando il palazzo di giustizia. Per arrivare fino alla Corte di Strasburgo una volta passata in giudicato la sentenza. "Questo processo - sostiene ancora il legale - è sempre stato pieno di ombre e dubbi che rimangono ancora. Anche in ordine a un certo tipo di rispetto di regole del giusto processo che a nostro avviso la Corte di L'Aquila non ha seguito sulla pubblicità del processo. Questo ci darà modo di ricorrere a Strasburgo il più presto possibile per ottenere il riconoscimento che Salvatore Parolisi non ha avuto un processo giusto".