Gli illeciti ambientali, in Umbria
"sono commessi prevalentemente da piccole e medie imprese e il
quadro esaminato non fa emergere collegamenti attuali con la
criminalità organizzata". E' quanto è emerso dalla relazione
territoriale della commissione parlamentare di inchiesta sulle
ecomafie presentata nella sala congressi di Arpa Umbria di
Terni. Tante, tuttavia, le problematiche segnalate.
Una delle conclusioni a cui è giunta la commissione è che in
Umbria c'è "un certo grado di inefficacia della programmazione
regionale" del ciclo dei rifiuti, determinato soprattutto
"dall'assenza di una visione a lungo termine, con conseguenti
incertezze sulla chiusura del ciclo e sull'orizzonte temporale
di autosufficienza del sistema di smaltimento", che vede come
"prima opzione praticata e praticabile il ricorso alle
discariche".
Dalla relazione emerge che il ciclo dei rifiuti non risulta in
linea con i principi europei dell'economia circolare e con la
soglia massima per questa tipologia di smaltimento del 10% del
totale dei rifiuti prodotti a partire dal 2030. Altre criticità
emerse dal lavoro di indagine della Commissione riguardano in
primo luogo la scarsa qualità della raccolta differenziata, non
aumentata di pari passo con i livelli qualitativi, soprattutto
rispetto a certe aree e per quanto riguarda le modalità di
raccolta e ritiro dei rifiuti organici. Per quanto riguarda la
tutela delle acque, sui cinque agglomerati umbri rientranti
nella procedura di infrazione europea 2014/2059 tre, secondo
quanto riferito dal commissario unico alla depurazione, non
risultano ancora conformi. Per la commissione "si tratta di una
situazione da non sottovalutare ma sicuramente emendabile in
presenza di un serio coordinamento tra tutti i soggetti
preposti".
Un problema che caratterizza più contesti del territorio umbro è
inoltre quello della presenza di solventi clorurati in falda,
"conseguenza storica del trattamento superficiale di metalli in
realtà produttive".i i soggetti competenti".
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