"Il ritorno a scuola in presenza al 100% ci rende felici, anche se personalmente resto un po' cauto perché l'emergenza Covid già più volte ci ha costretto alla didattica a distanza": a parlare all'ANSA, stamani prima di entrare in classe, è Federico, studente del quinto anno di Scienze umane dell'Istituto "De Gasperi-Battaglia" di Norcia. Accanto a lui Lucrezia, che frequenta la stessa classe e ricorda quanto sia stato duro affrontare l'emergenza, che in queste terre si è sommata a quella del post terremoto: "Sono stati 5 anni complicati" racconta.
"Abbiamo iniziato le Superiori nelle tende - dice ancora Lucrezia -, poi nei container è quanto, finalmente avevamo una scuola vera, seppur provvisoria, è arrivata la pandemia che ci ha confinato a casa e se si vive in una Sae è tutto più difficile per via degli spazi ridotti". "Anche se la dad - interviene Federico - non è più il quel mostro che fa paura. Ci siamo abituati a seguire le lezioni in questo modo, che è stato sicuramente peggiore rispetto alla scuola in presenza, ma comunque si è rivelato un valido alleato".
Per Lucrezia e Federico si va dritti verso l'esame di maturità: "Speriamo di arrivarci senza dover tornare in dad e lo affronteremo con tutte le ansie e le preoccupazioni con cui è stato affrontato dagli studenti degli anni passati". "Anche se si svolgerà con modalità diverse sarà comunque una prova complicata", dicono i due studenti.
Alla domanda se sia stato più difficile affrontare l'emergenza sisma o Covid, Lucrezia spiega che "sono due cose completamente differenti, ma sono certa che riusciremo a superarle entrambe".
"In particolare per le classi prime e per le quinte questo è l'ennesimo ritorno completo a scuola ed è forse il più difficile perché siamo chiamati a ricostruire quella normalità e relazionalità che si sono interrotte bruscamente", spiega la dirigente scolastica Rosella Tonti.
“La doppia emergenza vissuta dai nostri ragazzi - spiega ancora Tonti - è stata sicuramente molto dura”. La preside sottolinea comunque la resilienza dei suoni alunni. E se le si chiede di ripensare a quattro anni e mezzo fa, quando il sisma sconquassò la città e il centro Italia, la risposta è lapidaria: “Sono abituata a guardare al futuro, ci attende la ricostruzione del Polo scolastico, un progetto ambizioso che si inserisce nello spirito giusto di una ricostruzione non solo materiale, ma anche interiore delle nostre vite”.
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