Potrebbe essere sentito dagli
inquirenti il padre del bambino di due anni morto a Città della
Pieve e per l'omicidio del quale la madre, ungherese di 44 anni,
è stata sottoposta a fermo. E' una delle ipotesi al vaglio della
procura della Repubblica di Perugia.
I magistrati - con il sostituto Manuela Comodi e il capo
dell'Ufficio Raffaele Cantone - stanno cercando di ricostruire i
rapporti tra il padre e la madre del piccolo. In particolare da
quale tipo di legame formale avessero (se fossero sposati) e i
loro rapporti, attraverso anche l'analisi dei telefoni cellulari
della quarantaquattrenne. E' stata infatti molto probabilmente
lei a inviare all'uomo, in Ungheria e tramite i social, una foto
del bambino insanguinato colpito con alcune coltellate
probabilmente - in base agli accertamenti dei carabinieri - in
un casolare abbandonato distante poche centinaia di metri dal
supermercato di Pò Bandino dove poi la madre lo ha portato
adagiandolo sul nastro trasportatore di una cassa.
Nella fase iniziale delle indagini la donna ha accennato a una
presunta controversia con il padre del bambino per il suo
affidamento. Versioni definite però dagli investigatori "confuse
e contraddittorie che hanno corroborato il quadro indiziario".
Per chiarire la situazione gli investigatori sarebbero in attesa
di alcuni documenti dall'Ungheria.
Per lunedì mattina è stata intanto fissata l'udienza davanti
al gip di Perugia per decidere in merito alla richiesta di
convalida del fermo della donna che al momento nega di essere la
responsabile della morte del figlio.
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