Insulti sui social, a commento di
alcuni articoli sulla vicenda, sono stati rivolti all'avvocato
Enrico Renzoni, del Foro di Perugia, difensore della donna
fermata a Città della Pieve perché accusata dell'omicidio
aggravato del figlio di due anni. "Sto valutando azioni legali"
ha spiegato all'ANSA lo stesso penalista.
"E' intollerabile - ha detto ancora l'avvocato Renzoni - che
ci sta svolgendo il proprio lavoro sia sottoposto a una gogna
mediatica di questo genere".
"Piena solidarietà e vicinanza" sono stati espressi a Renzoni
dal Consiglio dell'Ordine di Perugia che ricorda come il legale
sia "'colpevole' solo di avere adempiuto al proprio ruolo
difensivo, costituzionalmente previsto e garantito". "Simili
biasimevoli atteggiamenti - aggiunge l'Organismo presieduto da
Stefano Tentori Montalto - ledono non solo l'immagine del
collega ma dell'Avvocatura tutta: non può in alcun modo
legittimarsi tale linciaggio mediatico solo perché il collega è
stato chiamato a difendere una persona accusata di aver commesso
un delitto, seppur efferato. Troppo spesso, ed in special modo
in casi che assumono contorni mediatici, si assiste ad uno
svilimento del ruolo dell'Avvocatura e della sua nobile funzione
costituzionalmente sancita, spesso immedesimando il difensore
nel proprio assistito, senza alcuna considerazione del ruolo
sociale della classe forense: il ruolo che ogni avvocato è
chiamato a svolgere costituisce un presidio al diritto di difesa
di ogni cittadino, contro ogni sorta di potere arbitrario ed
illegittimo. Inoltre il compito garantito dal difensore di
ufficio è la massima espressione del ruolo costituzionalmente
attribuito alla difesa, integrando per gli avvocati una
ulteriore responsabilità sociale ovvero la necessità di farsi
garanti del corretto funzionamento del procedimento penale".
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