Ha sempre più natura "strutturale"
la povertà in Umbria, dove la pandemia ha inasprito le
disuguaglianze e aggravato una situazione già caratterizzata da
"una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta": a
dirlo è il terzo Rapporto Caritas 2020, presentato a Terni, alla
presenza di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di
Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra.
Stando ai dati raccolti nei centri di ascolto Caritas delle
otto diocesi umbre, in totale nel 2020 sono state 3.516 le
persone che si sono rivolte all'ente della Cei, il 53% circa
donne e il 52% straniere.
Su un totale di 7.830 richieste di aiuto, l'incidenza più
elevata ha riguardato i bisogni strettamente collegati ad una
condizione di povertà, come sussidi economici o altre tipologie
di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di
occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%),
alla casa (8,2%), all'immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%).
Molte - emerge dal rapporto - le richieste di aiuto indotte
dagli effetti del Covid: sono state infatti 782 le nuove persone
che si sono avvicinate alle Caritas, con una forte presenza di
italiani.
Sempre nel 2020 proprie le Caritas hanno accresciuto "in modo
rilevante" il volume e le modalità degli interventi: ne sono
stati operati oltre 77 mila, tra cui 4.472 per beni e servizi
materiali, 15.436 per l'alloggio, 11.132 per l'ascolto, 2.897
per sussidi economici.
"Le statistiche dicono che nonostante i segnali di ripresa, la
nostra regione fa fatica anche rispetto ad altre che hanno
maggiore slancio" ha sottolineato monsignor Boccardo.
Il Rapporto Caritas mostra anche come stia cambiando la
composizione dei poveri, con la presenza di disoccupati (669),
ma anche di occupati (585).
Preoccupante è stato definito anche il fenomeno dei Neet, i
giovani che non studiano e non lavorano, che, anche se non
quantificato in Umbria, secondo Rinaldi "è comunque da mettere
in rilievo".
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