Tenere in considerazione
"tutte le soluzioni alternative" agli esuberi, come
ammortizzatori sociali e altri istituti, "senza escludere per
chi vorrà un incentivo all'esodo": a chiederlo sono Fim Cisl e
Fiom Cgil in merito alla procedura di licenziamento collettivo
aperto dalla Vetrya di Orvieto per 35 lavoratori.
Decisione, questa, assunta nell'ambito della messa in
liquidazione della società, che ha indicato come unico percorso
il concordato preventivo in continuità indiretta.
Nei giorni scorsi si sono svolti degli incontri sulla
questione tra sindacati, azienda e Confindustria, oltre ad un
tavolo in Regione convocato dall'assessore allo Sviluppo
economico Michele Fioroni. Questi, secondo quanto si apprende
dalle due sigle sindacali in una nota, "si è impegnato a mettere
in campo tutte le possibili soluzioni finalizzate alla
salvaguardia dei livelli occupazionali". Di fronte alle
richieste di delucidazioni da parte sindacale, l'azienda ha
ribadito che le motivazioni della messa in liquidazione sono da
ricondurre ad una crisi emersa dai risultati consolidati al 30
giugno scorso, dovuti al fatto che non viene più svolta
l'attività Vas (Servizi a valore aggiunto) che generava la parte
più preponderante del fatturato. La stessa azienda ha quindi
ribadito la necessità di procedere con il licenziamento
collettivo per permettere una nuova prospettiva di lavoro e
sviluppo per la società e i restanti lavoratori.
"Come Fim-Cisl e Fiom-Cgil - si legge nella nota - esprimiamo
forte preoccupazione per lo stato attuale della vicenda che
rischia di pesare sull'economia di un territorio come quello
orvietano già in difficoltà, sull'occupazione e sul salario dei
lavoratori".
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