La pandemia ha ritardato di un
anno la solenne celebrazione della dedicazione della nuova
chiesa intitolata a san Giovanni Paolo II dell'Unità pastorale
delle comunità parrocchiali di Prepo, Ponte della Pietra e San
Faustino di Perugia, una zona che conta una popolazione di
13mila abitanti. La chiesa sarà consacrata domenica 15 maggio,
alle ore 15, dal cardinale Gualtiero Bassetti. Il suo altare
custodirà una reliquia del papa polacco.
La cerimonia della posa della prima pietra del complesso
interparrocchiale si è tenuta il giorno dell'Immacolata
Concezione del 2016, in omaggio alla grande devozione di
Giovanni Paolo II per la Beata Vergine Maria e per essere in
comunione con tutta la comunità diocesana di Perugia-Città della
Pieve che da secoli affida la sua protezione alla Madonna. E non
è un caso che il cardinale Bassetti abbia voluto donare a questa
chiesa una statua lignea della Vergine ispirata a Santa Maria
della Grazia raffigurata nell'affresco della cattedrale di San
Lorenzo (opera di un allievo del Perugino). Il complesso
interparrocchiale - spiega l'archidiocesi - è un vero e proprio
"villaggio di relazioni" che va oltre le attività liturgiche e
pastorali. Un complesso che si apre all'intera città nei cui
locali ospita fin d'ora progetti come il "Gruppo educativo
territoriale" e il "Punto d'incontro dedicato ai genitori"
facenti capo ai Servizi sociali del Comune di Perugia, oltre a
dare ospitalità nelle canoniche a quattro gruppi familiari in
gravi difficoltà e a contribuire al progetto della Caritas
diocesana "Adotta una famiglia" facendosi carico
dell'accoglienza di altri due nuclei familiari.
I quattro sacerdoti di questa grande comunità interparrocchiale
sono il decano, che tanto ha voluto il nuovo complesso, mons.
Giuseppe Gioia, per i fedeli semplicemente "don Peppe", e i più
giovani don Oscar Walter Huaman Bustamante, di origini
peruviane, don Fabrizio Crocioni, parroco e rettore del
Santuario mariano di Ponte della Pietra, e all'ultimo
consacrato, don Antonio Paoletti, nipote dell'arcivescovo
Giuseppe Chiaretti a cui stava particolarmente a cuore anche la
costruzione di "belle chiese moderne, non fredde cattedrali nel
deserto", come spesso si raccomandava.
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