"'Baby gang': noi cosa facciamo?":
se lochiede il settimanale cattolico la Voce che - nel suo
ultimo numero, già online - analizza la questione con un
approfondimento.
"Sono gruppi di adolescenti - scrive Riccardo Liguori
nell'editoriale in prima pagina - figli a volte di
extracomunitari ma anche di italiani, che spesso non si rendono
conto che le loro 'bravate' (come le definì il Manzoni) sono dei
veri e propri reati. Prepotenza e bullismo spesso degenerano
nell'illegalità. Siamo in piena emergenza educativa, accentuata
dalle conseguenze della pandemia, ma non riguarda solo gli
adolescenti. Alcuni di loro hanno frequentato il catechismo e
l'oratorio, ma cosa gli è rimasto degli insegnamenti umani e
cristiani ricevuti dagli adulti? Poco o nulla! Per questo sulle
baby gang dobbiamo interrogarci a fondo come adulti, dai
rappresentanti delle istituzioni civili preposte in materia alla
Chiesa. A richiamare l'attenzione sul fenomeno è stato di
recente un giovane parroco perugino don Nicolò Gaggia. Si tratta
di una vera e propria denuncia del degrado sociale dovuto a 'un
disagio minorile che sta sfociando, in una certa forma, in
criminalità', sostiene don Nicolò. Fenomeno - si sottolinea - su
cui si registra l''omertà degli adulti".
"Alla politica, alle istituzioni civili, religiose e scolastiche
- si legge ancora - rivolgiamo il nostro appello: le baby gang
non abbiano futuro! Come? A iniziare dal contenere con politiche
efficaci un altrettanto inquietante fenomeno da cui traggono
linfa le stesse gang: la dispersione/evasione scolastica che in
Umbria, dagli ultimi dati Istat elaborati, supera l'11%".
Il settimanale ha anche chiesto un parere a Roberto Contu,
insegnante e scrittore.
"C'è una forte esigenza di gruppo - ha spiegato, fra l'altro,
Contu - perché il gruppo ci dà un'identità, e questa esigenza
sta aumentando perchè nella nostra società sono venuti meno i
luoghi di aggregazione, come 'il muretto' o la piazza". "La
speranza - ha osservato - va sempre tenuta alta. Questa
generazione sta in un deserto ma ricordiamoci che molti giovani
fanno cose bellissime".
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