La Procura di Perugia ha chiuso le
indagini e chiesto l'archiviazione per la morte di una
diciassettenne il 27 marzo scorso all'ospedale del capoluogo
umbro, dove era deceduta subito dopo il ricovero e l'aggravarsi
delle sue condizioni. A renderlo noto è la stessa Procura,
guidata da Raffaele Cantone.
In particolare, come emerso dagli accertamenti e dalle
dichiarazioni della madre, la ragazza nei giorni precedenti il
ricovero aveva avuto mal di gola e tosse e successivamente altri
sintomi via via più gravi. Dopo avere contattato il medico
curante era stata sottoposta ad un tampone che aveva escluso
l'infezione da Covid. A seguito di ulteriori sintomatologie lo
stesso medico - riferiscono gli inquirenti - le aveva
consigliato una terapia domiciliare ma, con il riacutizzarsi dei
sintomi la ragazza era stata visitata dalla guardia medica che
le aveva prescritto accertamenti diagnostici urgenti. Era stata
quindi portata al pronto soccorso e sottoposta a vari
accertamenti e a consulenze specialistiche. Le sue condizioni
erano però peggiorate fino alla morte.
La Procura di Perugia, vista anche l'età e l'assenza di
patologie pregresse, aveva aperto un fascicolo ipotizzando
l'omicidio colposo contro ignoti e disposto l'autopsia. Esame
che - come rende noto la Procura - ha fatto emergere un "quadro
clinico-patologico di 'shock settico ed insufficienza
multiorgano' che aveva cagionato il decesso, conseguente sia ad
un'infezione virale non da Covid sia ad una batterica da
Stafiloccocus Aureus meticillino-resistente".
"L'elaborato medico-legale ha anche rimarcato come le cure
prestate alla paziente siano apparse tempestive e conformi alle
linee guida oggi disponibili - sottolinea la Procura - e che,
purtroppo, il decesso della ragazza sarebbe conseguito ad una
combinazione delle due infezioni caratterizzate da una rapida
evoluzione clinica".
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