(ANSA) - PERUGIA, 27 SET - L'Assemblea legislativa ha
rinviato in commissione la mozione del consigliere regionale
della Lega Daniele Carissimi sulle "Misure funzionali al
raggiungimento dell'autonomia energetica regionale" che chiede
alla Giunta di "attivarsi per consentire all'Umbria di
accelerare nel percorso verso l'autonomia energetica e
l'indipendenza dagli approvvigionamenti esteri; definire i
criteri per l'individuazione da parte degli Enti locali delle
superfici degli immobili e delle aree pubbliche idonee
all'installazione di impianti fotovoltaici; prevedere incentivi
in favore degli Enti locali per lo svolgimento di tale attività
di ricognizione nonché per la redazione della diagnosi
energetica degli edifici pubblici".
L'assessore Roberto Morroni - si legge in un comunicato di
Palazzo Cesaroni - ha detto che su questo tema si è in attesa
dei regolamenti attuativi da parte del Governo e dopo di ciò il
quadro normativo sarà più chiaro".
Illustrando l'atto in Aula, Carissimi ha sottolineato che "il
drammatico conflitto in corso in Ucraina, oltre alle gravissime
conseguenze umanitarie in termini di vittime e di profughi, ha
fortemente aggravato le problematiche connesse all'aumento del
costo dell'energia e reso ancora più urgenti le misure volte a
una maggiore indipendenza europea per i combustibili fossili
attraverso una diversificazione dei fornitori e una spinta
decisa verso le fonti di energia pulita". "L'obiettivo
dell'autonomia energetica - ha aggiunto - è ancora più
stringente per l'Italia, considerato che il fabbisogno
energetico del nostro Paese è tra i più alti d'Europa e che
nello scorso anno è stato soddisfatto per ben il 77% da
importazioni estere di combustibili fossili". "L'Umbria - ha
detto ancora il consigliere della Lega - rischia di subire
ancora più gravemente le conseguenze della crisi energetica, in
quanto gran parte delle imprese più importanti del territorio
regionale appartengono a settori ad alto consumo di energia
quali quello tessile, cementiero e siderurgico".
"Avevo intenzione di votare questa mozione - ha detto Thomas
De Luca, M5s - ma i fatti, le votazioni di stamani e quanto
fatto in Umbria negli ultimi tempi, sono in contrasto con un
piano basato sull'indipendenza energetica. Le risorse
provenienti dall'idroelettrico devono essere destinate ai
cittadini per aiutare le fasce deboli. La Regione impedisce alle
famiglie povere di poter usufruire del superbonus impedendo
l'installazione di impianti fotovoltaici all'interno dei centri
storici. Abbiamo una Regione che permette di poter delocalizzare
un impianto in un'area industriale al 100 per cento,
raddoppiando la quantità dei rifiuti e solo il 50 per cento di
pannelli fotovoltaici. In questa regione piace più un nuovo
inceneritore che un impianto fotovoltaico, è un dato di fatto. E
la centrale del nucleare sicuro dove la si vuole mettere?
Servono azioni concrete per incentivare una trasformazione
sull'approvvigionamento energetico. L'ostracismo della Regione
nel fare installare impianti fotovoltaici è grave e non è questa
la transizione energetica di cui il territorio ha bisogno".
"Non abbiamo un piano energetico - ha sostenuto Valerio
Mancini, Lega - perché la cultura ambientalista ha
strumentalizzato il no al nucleare, il no a tutto, poi scopriamo
che a causa di una crisi come la guerra c'è necessità di farlo,
partendo anche dalle energie rinnovabili. Ma non è che in tre
anni la Giunta Tesei poteva già realizzare la trasformazione
dell'approvvigionamento dell'energia. Bene il fotovoltaico su
edifici pubblici ma nei centri storici è discutibile introdurre
strutture come quelle".
Per Morroni "spiace che De Luca abbia abbandonato l'Aula e
dunque non saprà quali sono i nostri intenti". Chiarisco gli
intendimenti e gli effetti di un proposito riformatore - ha
proseguito - necessario nei confronti di un regolamento che
risaliva al 2011. Abbiamo dovuto modificarlo anche per evitare
in Umbria un parco fotovoltaico di 40 ettari nella zona
dell'orvietano. In base al regolamento, la Regione non era nella
condizione di opporsi a tale progetto, coerente col vecchio
regolamento, ma per noi non coerente con la nostra idea di
sviluppo sostenibile. Non abbiamo limitato ma regolamentato, dal
10 al 5% su superfici agricole. Il calcolo della superficie
prevedeva nel conteggio di poter sommare disponibilità anche
sparpagliate, favorendo il mercato di chi cerca appezzamenti di
terreno da acquistare per avere superfici più grosse, ma non può
essere compatibile con lo sviluppo sostenibile. Abbiamo reciso
la dinamica dei conteggi a solo il 5 per cento del terreno su
cui si vuole realizzare un impianto. Queste limitazioni sono
dunque da definirsi virtuose, per lo sviluppo armonico dei
territori. Le aziende agricole possono dunque impiantare
pannelli, anzi per l'agrivoltaico fino al 20% di pannelli sul
terreno agricolo in verticale o ad altezza che consenta
agricoltura. In entrambi i casi c'è impatto ambientale pari o
superiore ai pannelli a terra. Per le aree industriali previsto
l'utilizzo di aree libere se i pannelli non sono ancora
posizionati sui tetti di quell'area, in questo caso si arriva al
70% e al 100% nel caso di autoconsumo, dunque le limitazioni
sono solo per chi intende investire per produrre energia. Ecco
perché parliamo di regolamentazione virtuosa. Non volevamo
diventare un territorio preda di chi vuole acquistare terreni
per fare installare impianti. Piuttosto è importante ricordare
che il Governo deve mettere in campo i regolamenti attuativi e
poi si entrerà in una fase compiuta e definitiva che aiuterà la
Regione a normare per il meglio. Non volevamo avere centinaia di
ettari di impianti fotovoltaici. Con il mondo produttivo inoltre
abbiamo concordato un tavolo tecnico per valutare le normative
che saranno più giuste da mettere in campo. Suggerisco il rinvio
in Commissione per una maggiore concretezza degli intendimenti
della mozione del consigliere Carissimi, quando ragioneremo sul
quadro definitivo". (ANSA).