"C'è un parallelismo con il referendum del 1991, anche in quel caso si aprì una nuova stagione della politica. Si tratta di un aspetto tecnico che però ha una valenza squisitamente politica". Patrik Vesan, professore associato di Scienza politica all'Università della Valle d'Aosta, commenta così la nuova legge elettorale che introduce la preferenza unica in Valle d'Aosta.
"I risultati non sono prevedibili - prosegue - e dipende molto dai giocatori in campo. I sistemi elettorali possono avere degli effetti, ma molto è legato al sistema partitico, in questo caso siamo di fronte a una situazione fluida e con nuove regole". Secondo Vesan "saranno i 'notabili', ovvero le persone 'in vista', che potranno avvantaggiarsi di questo cambiamento per ottenere un maggior numero di preferenze, o quelle poche persone che potranno contare su un solido supporto organizzativo", anche se "siamo di fronte ad un elettorato estremamente volatile, con una quota di astenuti considerevole".
"I partiti politici - prosegue il politologo - si devono riorganizzare, in particolare quelli 'tradizionali' che sono più in difficoltà. A livello di eletti potrebbero esserci sorprese per molti degli attuali consiglieri regionali". In una fase di 'cambiamento incrementale', inoltre, "anche delle piccole modifiche del sistema elettorale possono portare a trasformazioni: potrebbero aprirsi nuove 'finestre di opportunità' dove i tre flussi, spesso separati, dei problemi, delle dinamiche politiche e delle soluzioni si ricongiungono in qualche sblocco applicativo". "E' comunque sbagliato - conclude Vesan - pensare che cambiare le regole sia sufficiente, questa è una fase di transizione che porterà ad un nuovo assetto, bisogna vedere se sarà migliore o no. E' una deresponsabilizzazione per i cittadini affidarsi solo alla legge elettorale".