Dalla consulenza che ha affidato la procura di Aosta "è emerso come Cogne acciai speciali, in violazione di legge, diluisca le acque reflue prima di immetterle nelle acque superficiali del fiume Dora Baltea tramite il collettamento di acque piovane e non, poiché, se così non facesse, non sarebbe in grado di rispettare il limite legale di 6 mg/l per lo ione fluoruro". Lo si legge nella richiesta di archiviazione al gip di Aosta, formulata dal pm Eugenia Menichetti, dell'indagine per inquinamento ambientale relativa alle emissioni dello stabilimento Cas, avviata dopo le segnalazioni di Luca Rubagotti e Alberto Zucchi. In questo quadro, ribadisce la procura, "l'azienda, con il disarmante benestare dell'amministrazione regionale, ha adottato un sistema di diluizione delle acque reflue prima del raggiungimento dello scarico finale Sa01", lo scarico continuo. Infatti "l'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla società non prevede tale parametro negli autocontrolli imposti alla stessa negli scarichi parziali".
Per questo la procura di Aosta definisce "disarmante il quadro ambientale emerso. La Regione, nel decidere quali parametri imporre alla Società, ha omesso di indicare proprio quello che la società non è in grado di rispettare. In aggiunta, non ha fatto alcun uso del suo potere di restrizione dei valori limite di emissione negli scarichi" come "parrebbero imporre le fondamentali esigenze di salvaguardia della salubrità ambientale e del peculiare contesto naturalistico della regione". Riguardo ai "fluoruri negli scarichi dell'azienda", riporta la richiesta di archiviazione, si tratta di "sostanze che comportano rischio per la salute umana potendo generare problemi ai denti e alle ossa".
Pm, su Cas segnalazione a Corte conti e prefetto - La procura di Aosta è arrivata alla richiesta di archiviazione del fascicolo per inquinamento ambientale relativo alla Cogne acciai speciali in quanto "formalmente e sostanzialmente Cas rispetta i parametri imposti dall'Autorizzazione integrata ambientale e i limiti" di legge, "nonostante tale rispetto sia da ricondurre a carenze previsionali dell'Aia stessa ed al mancato sanzionamento del sistema di diluizione". Resta "solamente una responsabilità di carattere amministrativo, eventualmente punibile ai sensi" del Testo unico ambientale - e relativa alla concentrazione dello ione fluoruro - "per la quale è stata inoltrata comunicazione alla competente autorità amministrativa", il presidente della Regione nell'ambito delle sue attribuzioni prefettizie e la procura della Corte dei conti. "In conclusione è stato accertato come la vetustità dell'impianto non sia certamente idonea a garantire la sicurezza ambientale a fronte di eventuali dispersione di fluidi, senza rilevare, tuttavia, elementi sufficienti per dimostrare una penale responsabilità degli indagati a fronte di una compromissione della matrice ambientale, con la conseguente impossibilità di sostenere l'accusa in giustizia".