La morte per miocardite da Covid di Elisa Chamen, l'hostess 32enne di origini valdostane, scatena sul web il dibattito sui vaccini. "A due anni dalla comparsa del Covid fate apparire queste notizie per nascondere che col vaccino ci sono serie possibilità di beccarsi la miocardite? Una vergogna", si legge tra i commenti. "Se si fosse vaccinata ora un bimbo non sarebbe orfano", ribatte un altro. "Mi fa male che alcuni strumentalizzino queste situazioni per portare avanti le proprie idee su scelte personali", sottolinea Sergio Livigni, primario della Rianimazione dell'ospedale San Giovanni Bosco di Torino, dove la donna è deceduta.
"Non c'è solo una malattia dietro un paziente, c'è una persona e mi dispiace che non ci sia rispetto delle persone, nemmeno dopo la morte - afferma all'ANSA Livigni - Posso solo essere triste. Noi abbiamo fatto di tutto e lo rifaremmo 20 mila volte, il mio compito è quello e non sta a me giudicare cosa spinge una persona a fare una scelta piuttosto che un'altra. Ho una grande tristezza perché è mancata una ragazza di 32 anni che ha lasciato un bambino". Secondo il primario, con ci sono solo una "miocardite o una polmonite da curare, ci sono il paziente e anche i suoi affetti". È anche per questo, che i familiari di Elisa l'8 e il 9 dicembre hanno potuto salutarla un'ultima volta. "Con le dovute precauzioni facciamo entrare i parenti, è disumano lasciare le persone isolate per tanto tempo e forse fino alla morte, come è capitato. Non c'è solo la malattia, non mi permetto di giudicare e mi fa male che alcuni strumentalizzino queste situazioni per portare avanti le proprie idee su scelte personali". Sul corpo di Chamen l'ospedale non ha ritenuto di dover richiedere l'autopsia, perché "non c'è dubbio clinico sulle cause della morte".
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