La procura di Aosta ha chiuso senza indagati né ipotesi di reato l'indagine sul caso della compravendita - poi non andata a buon fine - del castello di Introd.
Il fascicolo modello 45 (per atti non costituenti notizia di reato) era stato aperto all'inizio del maggio scorso, dopo un esposto della Regione Valle d'Aosta, e affidato al pm Luca Ceccanti.
L'avvocatura regionale puntava il dito su un aspetto in particolare della raccomandata a mezzo Pec in cui veniva chiesto all'ente pubblico di manifestare la propria volontà riguardo al diritto di prelazione esercitabile sul castello entro il 10 maggio. Gli attuali proprietari, i conti Caracciolo, il 10 marzo avevano stipulato un contratto di vendita per 4,8 milioni di euro con una società che si occupa di mediazione immobiliare: a destare l'attenzione della Regione era una condizione sospensiva secondo la quale l'atto avrebbe perso di efficacia se l'acquirente non avesse versato una determinata somma al venditore entro il 28 luglio. Inoltre la Regione aveva segnalato che il prezzo fissato nella compravendita, benché considerato entro i limiti in base a una perizia disposta dallo stesso ente pubblico, sarebbe stato superiore a quello ottenibile in una libera trattativa di compravendita.
"Pochi giorni fa ho ricevuto una nota dalla famiglia Caracciolo in cui mi veniva comunicato che il castello di Introd è tuttora in vendita: la compravendita non è andata a buon fine", aveva detto il 22 giugno scorso il presidente della Regione, Erik Lavevaz, rispondendo in aula a una interrogazione del consigliere Stefano Aggravi (Lega). Gli inquirenti non hanno ravvisato fattispecie di reato.
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