Con un topo quercino a caccia di una falena immortalato nel vallone di Clavalité, ai confini del Parco naturale del Mont Avic, è stato premiato con una menzione d'onore al Wildlife photographer of the year, l''Oscar' della fotografia naturalistica. Lorenzo Shoubridge è uno dei due italiani a cui è andato l'ambito riconoscimento nell'edizione 2022 del concorso promosso dal Natural history museum di Londra.
Per il fotografo naturalista classe 1981, originario di Camaiore (Lucca), è la quarta volta, la prima però con uno scatto realizzato in Valle d'Aosta, dove stava lavorando a un progetto fotografico personale sul Parco del Mont Avic. Ma ora, "per una questione di autorizzazioni non prorogate, sono costretto a interrompere il mio lavoro, che avrebbe contribuito a far conoscere le bellezze naturalistiche della Valle d'Aosta".
Già l'immagine premiata al Wildlife photographer of the year, sottolinea il fotografo, "riporta nella didascalia il nome del Parco del Mont Avic. Quella mostra ora farà il giro del mondo, si tratta di una visibilità enorme per l'area protetta". Secondo il direttore del Parco, Daniele Stellin, invece "è necessario limitare il disturbo della fauna in determinate aree".
Tutto ruota attorno al posizionamento delle fototrappole, sistemi fotografici collegati a un sensore di movimento, in grado di riprendere da vicino gli animali selvatici.
Shoubridge aveva ottenuto l'autorizzazione a sistemare le fototrappole fuori dalla rete sentieristica ufficiale nel 2020, quando il direttore del Parco era Massimo Bocca. Con questo permesso, il suo lavoro fotografico è proseguito sino al 2022, quando il nuovo direttore, Daniele Stellin, gli ha concesso una sola proroga, poi non rinnovata. "Un ulteriore rinnovo - spiega Stellin - non è più possibile perché è necessario limitare il disturbo della fauna in determinate aree, quindi come prassi limitiamo la proroga di autorizzazioni che si ripetono nelle stesse zone. Ora il fotografo ha chiesto di poter posare le fototrappole lungo la rete sentieristica, gli abbiamo risposto che è fattibile ma nel rispetto delle regole della privacy a cui chiunque è soggetto quando va a posare apparecchi che possono catturare foto e video, sia dentro sia fuori il parco". Ma "la questione della privacy per le fototrappole è complessa. Le norme che si applicano sono quelle sulla videorveglianza e i soggetti competenti sono molti". Si va dalla "necessità di inclinare gli apparecchi in modo da non riprendere il viso degli escursionisti" a un sistema che "permetta la cancellazione delle foto da remoto, in caso di furto del dispositivo". Inoltre, aggiunge Stellin "non si capisce chi è il soggetto che deve rilasciare le autorizzazioni. Di sicuro non è il Parco. Qualcuno dice il Comune, che però rimanda al Garante della privacy, che a sua volta fa sapere di non essere deputato a fornire permessi. Siamo ancora in una zona non ben chiarita. Capisco le difficoltà del fotografo nel risolvere la questione". A queste condizioni, e dopo l'incendio che il 21 agosto scorso a Fénis ha danneggiato la sua attrezzatura fotografica - in parte ripristinata grazie a una raccolta fondi - Shoubridge ha deciso di non proseguire il proprio lavoro nel Parco del Mont Avic.
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