(ANSA) - VENEZIA, 02 NOV - Mentre si attende di conoscere in
quale delle 3 aree a rischio chiusure sarà inserito il Veneto
nel prossimo Dpcm, la regione conta un altro forte aumento di
contagi, +1.544 in 24 ore, per un totale di 60.797 positivi
dall'inizio dell'epidemia. Potrebbe sembrare una frenata della
curva, ma probabilmente - come accade sempre a cavallo dei fine
settimana - sono invece dati che che risentono del minor numero
di tamponi processati nei giorni festivi. Vi sono anche 9
vittime, che portano il conteggio a 2.227 morti. Sale il numero
dei ricoveri: sono 981 i pazienti in area non critica (+108), e
141 quelli nelle terapie intensive (+9).
Nella giornata di attesa per le nuove decisioni del Governo
,sale alla ribalta il tema dei tamponi rapidi Covid che la
Regione ha deciso dovranno essere fatti obbligatoriamente dai
medici di famiglia. I primi 'obiettori' sono i medici della
provincia di Treviso aderenti alla Fimmg, i quali hanno deciso
di non aderire alle direttive regionali. Il segretario Brunello
Gorini ha spiegato che i medici Fimmg non effettueranno i test
antigenici in ambulatorio ai loro assistiti, e ha criticato "il
tono arrogante ed insopportabile del governo regionale". In ogni
caso la campagna dei tamponi negli ambulatori non è ancora
iniziata, perchè "i tamponi rapidi non sono ancora arrivati ai
medici di base", ha aggiunto il presidente della Fimmg di
Padova, Domenico Crisarà. "Ma è bene essere chiari - ha
proseguito -: i destinatari di questo metodo diagnostico non
sono tutti i cittadini, ma solo chi si trova in quarantena
fiduciaria perché venuto a contatto con un positivo, o chi verrà
individuato dallo stesso medico con sintomi particolari".
Crisarà ha ricordato che "in Veneto sono 700 i medici volontari
che hanno già effettuato 2.000 test rapidi. Ora, in base
all'accordo su scala nazionale, la regione avrà 3.100 medici
disponibili a fare il tampone".
Intanto, nell'ambito del confronto con il Governo, Luca Zaia
ha spiegato che il Veneto è pronto a dar corso a tutte le
restrizioni "ma non per le attività produttive". "In questo
momento - ha aggiunto - non intravvediamo soluzioni con lockdown
stile marzo". Nella riunione odierna "non c'è stato un braccio
di ferro Governo-Regioni - ha aggiunto - ognuno ha portato le
sue idee, non ho visto persone che abbiano alzato la voce".
Infine il governatore ha ipotizzato che la "la pandemia Covid-19
verosimilmente possa avere un picco a metà novembre, avendo come
inizio della curva i primi di ottobre" (ANSA).