(ANSA) - VENEZIA, 28 NOV - La curva di crescita dei contagi
non accenna a stabilizzarsi in Veneto, che da giorni registra
aumenti fra i 3.000 e 4.000 casi ogni 24 ore. Anche la timida
discesa delle terapie intensive osservata ieri (-2) è stata
smentita nel report odierno, che vede 328 pazienti ricoverati in
area critica (+7), mentre in area medica i posti letto occupati
dai malati Covid sono 2.592 (+16). Rispetto a ieri la regione ha
registrato 3.498 positivi in più, per un totale dall'inizio
dell'epidemia di 140.972.
Intanto si pensa già al prossimo Dpcm del Governo, che
conterrà anche le misure per Natale. "Lunedi e martedi - ha
anticipato il governatore Luca Zaia - ci sarà un nuovo incontro
con il governo in vista del prossimo Dpcm: capiremo quali
strumenti proporranno. Io sono convinto che lo stato di polizia
non serve. E' inutile e insostenibile perchè non possiamo
rincorrere i cittadini per far multe". Per Zaia "bisogna
investire su un processo di coinvolgimento della popolazione,
perchè è cambiato qualcosa nel 'terrazzino' dove si sosteneva
'andrà tutto bene' a 'sono fatti tuoi'. Vuol dire che qualcosa
di mezzo c'è nella popolazione" ed esiste "il rischio che lo
spazio possa essere occupato da altri, dal fronte negazionista".
Il presidente del Veneto è tornato ad esprimere grande cautela
sulla riapertura delle scuole, dopo le festività: "siamo tutti
per la scuola in presenza - ha detto -, ma negare che i focolai
scolastici non esistono non è corretto". Si è detto poi convinto
che i casi di positività riscontrati tra i i giovani non sono da
ascrivere "ai trasporti". "I trasporti, al momento - ha
sostenuto -, non sono un problema e i focolai ce li abbiamo.
Sono 9.431 i bambini in Veneto risultati positivi al Covid. Il
vero tema è per classi di età, e la più 'importante è quella dai
7 ai 14 anni con 6.724 ragazzi positivi. Ricordo che le scuole
superiori sono chiuse. Sono tutti focolai primari, sono virus
che entrano in classe da un veicolo , da un portatore. In alcune
classi ci sono già i casi secondari, cioè ragazzi che si sono
infettati in classe e così l'aula rischia di diventare lo snodo
intermodale che fa entrare il virus e lo dirotta nelle famiglie
e alle comunità" (ANSA).