(ANSA) - VENEZIA, 15 GEN - Il Veneto resta in zona arancione
ma la pandemia non arretra, almeno nel numero delle vittime. Se,
infatti, con la diminuzione dei casi più gravi di Covid nelle
ultime settimane la regione dispone ora di 100 posti (realmente
attivati) nelle terapie intensive, resta preoccupante la cifra
che riguarda le vittime. "L'alta mortalità la condividiamo con
altre regioni, penso alla Lombardia, la Liguria, il Piemonte,
l'Emilia Romagna - sottolinea il Presidente Luca Zaia,
affiancato oggi dal professor Giorgio Palù, Presidente
dell'Aifa- ma il target dei decessi non è un elemento di
valutazione della qualità della sanità".
Per Zaia "la direzione dei dati in calo è confermata a 15
giorni, ma è come chi vede l'ago della bilancia calare durante
una dieta". Cita poi la situazione dei ricoveri da Covid-19 in
regione, che segnano 2.809 nei reparti non critici (-60) e 349
(-2) nelle terapie intensive.
Che il Veneto stia cercando di 'scavallare' la fase più dura lo
conferma anche il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro: "c'è
una crescita in quasi tutte le regioni - rileva -ma in Veneto e
nella Provincia autonoma di Trento c'è una decrescita, anche se
in Veneto l'incidenza resta alta".
Nel giorno che segna la protesta di diversi ristoratori per i
'paletti' severi imposti dal dpcm, si guarda con sempre maggior
speranza all'obiettivo della vaccinazione di massa. "Credo che
ci potrebbe volere un anno per vaccinare il 60-65% della
popolazione - conferma Palù - organizzandoci potremmo arrivare a
150 mila vaccinazioni al giorno". Uomini da mettere in campo e
approvvigionamento di vaccini sono le due scommesse con le quali
si stanno facendo i conti. "C'è l'accordo con i farmacisti -
spiega - ma soprattutto i medici di medicina generale dovrebbero
intervenire, e se necessario gli specializzandi. I farmacisti
sono importanti soprattutto per la diagnosi - chiarisce -. Il
vero problema è l'approvvigionamento, l'altro le forniture, e il
ministero è arrivato a 220 milioni di dosi. AstraZeneca può
cambiare le cose. Se arrivano le dosi siamo in grado di
organizzarci".
Molto caute le parole di Zaia sulla ripresa in presenza delle
lezioni scolastiche. "Le scuole superiori potrebbero riaprire
alle lezioni in presenza il primo febbraio solo se non ci sono
rischi - taglia corto -. Sennò si valuterà lo scenario
epidemiologico". (ANSA).