"Ho sempre sentito il bisogno di
denunciare le ingiustizie attraverso le mie foto", ha scritto
Sabine Weiss nel suo libro "Intimes Convictions" (Contrejour),
nel 1989, per spiegare la sua vicinanza negli anni
cinquanta-sessanta alla generazione di fotografi "umanisti"
francesi, come Doisneau. In Sabine Weiss il tema sociale è
parte, certo fondamentale, del suo essere una fotografa, ma
lungo la sua attività ha saputo dare testimonianza a tutto tondo
dei molteplici aspetti della società e del l'umanità, anche
attraverso foto di moda o i ritratti di artisti o attori,
Alberto Giacometti, André Breton, Robert Rauschenberg o Niki de
Saint Phalle colta nell'atto di dipingere.
La sua lunga attività di fotografa professionista, come amava
dire, il suo desiderio di essere ricordata per tutti gli aspetti
del suo agire, sono felicemente espressi nella mostra a lei
dedicata dal titolo "La poesia dell'istante", alla Casa dei Tre
Oci, a Venezia. L'esposizione, il primo tributo internazionale
alla carriera di Sabine Weiss, morta il 28 dicembre dello scorso
anno, presenta oltre 200 fotografie ed è a cura di Virginie
Chardin, promossa dalla Fondazione Venezia e realizzata da
Marsilio Arte in collaborazione con Berggruen Institute. Le foto
in mostra, insieme a pubblicazioni e riviste d'epoca,
ripercorrono l'attività della fotografa dagli esordi nel 1935
agli anni 2000.
'Per essere potente - ha detto Sabine Weiss -, una fotografia
deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci
sentire l'emozione che il fotografo ha provato davanti ai suoi
soggetti". Ecco allora i bambini e i passanti degli inizi, le
strade e la vita di New York, i volti noti dell'arte e del
cinema poi. Centrali, nel percorso, i nuclei d'immagini che
raccontano gli anni cinquanta, dopo l'ingresso della fotografa
nell'agenzia Rapho, su raccomandazione proprio di Robert
Doisneau. Ampia anche la testimonianza dei viaggi, dal Giappone
all'India, dal Portogallo all'Egitto.
Ogni immagine - è stato ricordato - testimoniano la sua forza e
curiosità per il mondo e la sua gioia di documentare che la
fanno "un simbolo di coraggio e di libertà per tutte le donne
fotografie". La mostra dedicata a Sabine Weiss, fino al 23
ottobre, è l'ultima nella sede alla Giudecca. Dal prossimo anno,
la "casa della fotografia" sarà alla Fondazione Cini, nell'isola
di San Giorgio, nel quadro di un accordo di collaborazione tra
Fondazione Venezia, Marsilio Arte e Cini.
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