Sette anni di reclusione e quasi
un miliardo di confisca del denaro utilizzato per commettere il
reato e qualora non possibile la confisca per equivalente di
beni personali dell'imputato. Questa la pena all'ex direttore
generale della Popolare di Vicenza inflitta dal collegio
presieduto dal giudice Chiara Cuzzi. I pubblici ministri Gianni
Pipeschi e Luigi Salvadori per Sorato avevano chiesto 11 anni e
sei 6 mesi di carcere accusato di falso in prospetto, ostacolo
alla vigilanza e aggiotaggio. La pena più alta perché per
l'accusa Sorato sarebbe stato il dominus della mala gestione
della banca ma anche per la manca collaborazione dell'imputato
che non ha mai partecipato ad una sola udienza. La posizione
dell'ex dg era stata stralciata dal filone principale d'indagine
a causa delle sue gravi condizioni di salute. Una condizione
quella di Sorato, difeso dagli avvocati Alberto Berardi e Fabio
Pinelli, che sarebbe stata usata, secondo l'accusa, per evitare
di essere processato e al centro anche di alcune indagini della
procura che hanno portato a documentare alcuni spostamenti in
auto dell'imputato come quella relativa al giorno prima di
un'udienza dove i finanziari hanno registrato uno spostamento da
Venezia a Milano compito in 2 ore e 13 minuti. Superato il
legittimo impedimento è iniziato così il processo.
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