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ANSAcom - In collaborazione con Fondazione Mesit
“Non ne parliamo mai abbastanza, ma la salute sta vivendo un cambiamento epocale che sta portando risultati straordinari. In pochi anni stiamo giungendo all’eradicazione dell’epatite C, in 20 anni abbiamo ottenuto una riduzione del 25% della mortalità per patologie oncologiche. Poi, l’allungamento dell’aspettativa di vita per le persone con malattie cardio-metaboliche e grandi progressi nella neurologia. Ancora: oggi nel mondo ci sono 23mila nuovi farmaci in fase di ricerca e circa 2 trilioni di dollari per sostenerne lo sviluppo”. Marcello Cattani, presidente Farmindustria e presidente e Ad di Sanofi Italia e Malta così ritrae il momento di transizione che sta vivendo il mondo della salute. L’occasione è il convegno "Healthcare Shift. La transizione sanitaria e dell’industria farmaceutica: risorse, innovazione e nuova governance”, promosso dalla Fondazione Mesit (Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica) in collaborazione con CEIS-EEHTA (Centre for Economic and International Studies: Economic Evaluation and HTA, Università degli Studi di Roma Tor Vergata) e con il contributo non condizionato di Sanofi.
Sebbene la pandemia sia alle spalle, il suo ruolo di acceleratore di processi in corso da anni non si è spento. “Tutto ciò che stiamo vivendo è il frutto dell’innovazione, della ricerca. Ciò, tuttavia, si inserisce in una dimensione nuova a cui tutti i sistemi sanitari e i Paesi sono chiamati a prendere: quella della competitività”, spiega Cattani. “Oggi l’Europa fatica a comprendere il beneficio derivante dalla salute per i cittadini e l’industria europea”. La sfida per la salute globale sta facendo emergere attori nuovi. Gli Stati Uniti restano il principale player. La Cina però, nei mesi scorsi, ha annunciato un mega investimento di quasi 600 miliardi di dollari in favore dell’industria farmaceutica, allungando inoltre la proprietà brevettuale fino a 14 anni, mettendosi in diretta competizione con gli Usa. In Europa, intanto, nei prossimi giorni si discuterà al Parlamento Ue una proposta di riforma della legislazione farmaceutica che punta ad abbreviare la copertura brevettuale.
“È un periodo di transizione in tutti gli ambiti e la salute di certo non si sottrae”, chiarisce il presidente di Fondazione Mesit Marco Trabucco Aurilio. “Negli ultimi anni lo scenario è cambiato: si sono modificate le caratteristiche della popolazione e, con essi i bisogni di salute, sono mutate le tecnologie e gli strumenti che abbiamo a disposizione per assicurare il massimo di salute. Il motore di tutto è l’innovazione, ma siamo pronti, come Paese?”, si chiede Trabucco Aurilio. “In parte sì. Il Governo ha mostrato sensibilità al tema, ma resta ancora da fare”. “La ricetta che abbiamo scelto per il nostro Paese è quella della crescita. Nell’ultimo anno abbiamo fatto meglio rispetto a Germania, Francia, Spagna, ma abbiamo un difetto di crescita strutturale e di competitività”, afferma Maurizio Casasco, deputato, responsabile nazionale del dipartimento Economia di Forza Italia. “Le trasformazioni che abbiamo davanti - come quella digitale e quella climatica - possono partire solo se si hanno i capitali per farlo: solo l’impresa può sostenere ciò. L’industria è fondamentale nella competitività del nostro Paese e quella farmaceutica riveste un ruolo particolarmente importante”.
Da questo punto di vista, secondo il parlamentare, è fondamentale intervenire sulla “semplificazione”, sugli “incentivi che aiutino le imprese come succede in Usa o Cina”, la “difesa dei brevetti”, ma anche intervenire sulla cultura “aumentando le competenze sulle materie Stem”, aggiunge Casasco. Necessaria poi “una revisione dei prezzi dei farmaci con una rimodulazione che li riconsideri in un’ottica costi-benefici, senza dimenticare il payback: è un sistema da correggere. Ha un costo alto - circa 2 miliardi e mezzo - su cui il Governo è già intervenuto con 1 miliardo. Tuttavia gradualmente bisognerà intervenire liberando magari risorse per la ricerca in campo farmaceutico”, conclude.
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