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Chiusa indagine su traffico illecito rifiuti ai danni dell'Ast

Chiusa indagine su traffico illecito rifiuti ai danni dell'Ast

La procura di Perugia chiede il rinvio a giudizio per sei

TERNI, 21 maggio 2024, 11:23

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

La procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio di sei persone al termine di un'indagine su "ingenti" quantitativi di rifiuti qualificati come materiali ferrosi direttamente utilizzabili per la fusione nell'ambito dei quali erano "occultati e frammisti in modo fraudolento" rifiuti speciali quali bombole, contenitori di spray, materiali imbrattati di oli esausti, dischi di frizione e pastiglie freno, filtri di olio, materiali plastici ed inerti, risultati provenienti da una ditta di recupero operante in provincia di Caserta, trasportati da operatori pure campani, per essere conferiti presso l'Ast di Terni. Associazione a delinquere, truffa ai danni dell'azienda umbra (parte offesa del reato) e plurime ipotesi di traffico illecito di rifiuti i reati contestati.
    Gli accertamenti sono stati condotti dai carabinieri del comando provinciale di Terni, coadiuvati dal Nucleo operativo ecologico di Perugia.
    La Procura spiega in una nota che secondo quanto emerso l'obiettivo sarebbe stato duplice: da un lato farsi pagare dall'Ast come rifiuti ferrosi riutilizzabili materiali che non avevano le caratteristiche, dall'altro operare uno smaltimento illegale di rifiuti speciali, risparmiando quindi le spese.
    Gli inquirenti ritengono che in alcuni casi, la ditta casertana sarebbe riuscita ad operare i conferimenti, anche grazie alla presunta complicità di un classificatore dell'Ast.
    In altri quando non era riuscita ad avvalersi del soggetto compiacente, i metodi per occultare il rifiuto fra il materiale ferroso erano vari. In particolare veniva distribuito nel carico così da provare a sfuggire ai controlli, si ricorreva a nuove consegne o anche si sostituiva il documento di trasporto.
    Secondo la procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, le indagini hanno fatto emergere un "grave quadro indiziario di un vero e proprio sistema organizzato di traffico illecito di rifiuti", con ripartizione di compiti fra i partecipi, tanto da consentire di ipotizzare anche la fattispecie associativa nei confronti oltre che del titolare della ditta campana, anche di un suo stretto collaboratore che - ritiene l'accusa - partecipava attivamente alla gestione del traffico, di tre soggetti che si erano occupati dei trasporti e del già citato classificatore.
   

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