(di Alessia Marconi)
(ANSA) - TERAMO, 16 GEN - A tre anni dalla morte di Claudio e
Mattia Marinelli, padre e figlio di 56 e 22 anni, assiderati nel
gennaio del 2017 dopo essere usciti in auto per trovare la
benzina necessaria ad alimentare il generatore di casa e
comprare alcune medicine, il sentimento più forte per Liliana,
moglie e madre delle due vittime del maltempo, è la rabbia. "La
rabbia perché non ci sono più, perché non li vedo, non li sento.
In questi giorni, poi, è ancora più forte". La tragedia di
Poggio Umbricchio di Crognaleto (Teramo) è emblematica
dell'apocalisse vissuta dall'Abruzzo che portò con sé in tutta
la regione, altri 14 morti.
Le prime avvisaglie del maltempo si erano avute già la
settimana precedente, quando diversi comuni erano rimasti sotto
la neve. Tra questi quello di Guardiagrele (Chieti), dove il 5
gennaio Nicola Naccarella, 55 anni, era uscito di casa per
andare a dare da mangiare agli animali in una rimessa non
lontano da casa, senza mai tornare. Il suo corpo senza vita fu
ritrovato nove giorni dopo, il 14 gennaio, sotto una spessa
coltre di neve. Il 16 gennaio a perdere la vita fu invece
Roberto Zecca, architetto di 67 anni di Bellante (Teramo), morto
assiderato dopo essere caduto in acqua al porto di Giulianova.
Al momento della tragedia Zecca stava cercando di rafforzare gli
ormeggi della sua barca per evitare che il maltempo potesse
crearle problemi quando cadde in acqua, morendo appena arrivato
in ospedale per ipotermia.
Nel lungo elenco di tragedie che in quei giorni colpì
l'Abruzzo c'è anche quella di Nino Di Nicola, 83 anni, di Castel
Castagna (Teramo), morto schiacciato dal tetto della stalla il
18 gennaio. Il giorno successivo furono invece rinvenuti senza
vita nella loro casa di Brittoli (Pescara), Guerino Ferrante, di
81 anni e la moglie Letizia Mariani di 76 anni, uccisi dal
monossido di carbonio sprigionato dal piccolo generatore di
corrente acceso per avere un po' di luce e calore: Brittoli, era
senza energia elettrica per via del black out. Il 20 gennaio fu
invece ritrovato senza vita, in contrada Ortolano a Campotosto
(L'Aquila), Enrico De Dominicis, il 73enne travolto appena fuori
casa da una slavina che si era staccata dal monte Corno. Lo
stesso giorno, ad essere rinvenuto ormai esanime, fu anche Luigi
Poeta, 73 anni, stroncato dalle esalazioni di monossido di
carbonio esalate da un generatore di corrente installato nella
stalla, a fronte dell'assenza di elettricità, per riscaldarsi.
E se i parenti di una 90enne di Arsita, morta per cause
naturali, dovettero aspettare giorni per poter celebrare i
funerali a causa della neve che isolava i territori, il maltempo
non risparmiò nemmeno i soccorritori. Il 24 gennaio, un
elicottero del 118 arrivato a Campo Felice per soccorrere uno
sciatore ferito, precipitò poco dopo essersi alzato in volo per
portare l'uomo in ospedale. Nella tragedia persero la vita,
oltre allo stesso sciatore Ettore Palanca, il medico Valter
Bucci, l'infermiere Giuseppe Serpetti, il pilota Gianmarco
Zavoli, il tecnico Mario Matrella, il tecnico del soccorso
alpino Davide De Carolis, nei giorni precedenti impegnato nei
soccorsi a Rigopiano. Pochi giorni, il 30 gennaio, un infarto,
legato probabilmente allo stress, uccise a soli 39 anni Andrea
Pietrolungo, tecnico Speleologico del soccorso alpino, che per
tutto il mese aveva preso parte alle operazioni di soccorso nel
Teramano, stremato da neve e terremoto.(ANSA).